Oltre seimilacinquecento reperti. Cenere e frammenti di ossa, ma anche di denti e di teschi. Quasi certamente resti umani di deportati del campo di concentramento di Gusen, in Alta Austria. E’ la conclusione alla quale sono giunti gli esperti chiamati ad analizzare il materiale scoperto nell’ottobre 2018 – come rivelo’ l’Agi – in un seminterrato dimenticato sotto la stazione ferroviaria di Lungitz, che si trova a soli 5 chilometri da Sankt Georgen an der Gusen, la placida cittadina presso la quale sorgeva uno dei piu’ feroci lager del Terzo Reich. Teoricamente un sottocampo di Mauthausen, in realta’ molto piu’ grande, con un numero di vittime molto piu’ ampio nonche’ avvolto da una coltre di mistero che in 75 anni solo adesso potrebbe cominciare a diradarsi.
Il ritrovamento avvenne durante dei lavori edilizi presso la stazione del paesino nella provincia di Linz, alimentando ancora di piu’ il mistero e le polemiche intorno al lager, dove trovarono la morte anche moltissimi italiani. Senza considerare che vi e’ una domanda cruciale in tutta questa storia: perche’ una fossa comune di deportati del campo di Gusen lontano dal campo di Gusen? “Riteniamo che si tratti proprio di resti di deportati di quel campo”, ha detto Stephan Matyus, collaboratore del Memoriale di Mauthausen, presentando alla popolazione locale i primi risultati delle analisi compiute finora. E’ invece la docente universitaria Claudia Theune a rafforzare l’ipotesi piu’ sconvolgente: la cenere ritrovata potrebbe esser stata usata per realizzare la sottostruttura dei binari della stazione di Lungitz. Quando furono rinvenuti i ‘reperti’ le autorita’ decisero di scavare anche nel terreno adiacente alla stazione. “Si tratta di resti della prima meta’ del ventesimo secolo”, spiega la professoressa. Il sindaco della cittadina, Ernst Lehner, pensa invece che sia necessario fare “maggiore chiarezza”, motivo per cui ha gia’ disposto ulteriori analisi. L’anno scorso era stato uno degli uomini addetti ai lavori edilizi presso la stazione a scoprire per primo uno scheletro. Il cantiere fu immediatamente sospeso, ma i primi reperti – resti di scheletri – si rivelarono del primo Medio Evo. Ma poi, allargando le ricerche, venne fatta una seconda scoperta, da lasciare senza fiato: un vano sotto i binari con altre ossa, comprese parti di teschi, e una gran quantita’ di ceneri umane. Solo che questa volta apparve chiaro che erano molto piu’ recenti: una quantita’ di cenere compatibile con l’ipotesi che solo qui, vicino alla stazione, abbiano trovato la morte migliaia di persone. La presidente del Comitato del memoriale di Gusen, Martha Gammer, ha voluto vederci chiaro. “Ho parlato con un professore che si occupa della storia ferroviaria austriaca e con gli esperti del museo locale di Katsdorf vicino Lungitz”, ha raccontato all’Agi. “Abbiamo confrontato mappe e documenti relativi alla fabbrica di mattoni in cui tra il 1941 e il 1943 venivano impiegati come lavoratori-schiavi i deportati di Gusen: costoro hanno potuto dimostrare che i binari che coprono le ceneri sono stati costruiti tra settembre 1944 e la fine della guerra, come documentato pure da foto aeree realizzati dalla British Army. Ad un certo punto questa fabbrica fu chiusa e venne usata come deposito per materiali legati alla produzione dei caccia Messerschmitt nelle gallerie di Gusen. In questo edificio ovviamente facevano lavorare i deportati. Non solo: li’ accanto sorgeva anche un gigantesco forno”. La domanda che pone la presidente del Comitato del memoriale di Gusen e’ molto chiara: “Questa fornace vicino alla fabbrica di mattoni di Lungitz e’ stata usata per la cremazione di esseri umani negli ultimi giorni del regime nazista?”.
La scoperta della stazione e’ infatti legata ad un altro dei grandi misteri di Gusen: quante erano, in realta’, le vittime di questo lager? Le cifre ufficiali parlano di 63 mila morti, tra i quali moltissimi italiani. Ma Gammer parla anche di altre migliaia e migliaia di deportati non registrati che, soprattutto verso la fine della guerra, sono stati portati – tra l’altro anche da Auschwitz – fino a Gusen. Oltre a cio’, le incongruenze tra i registri di Mauthausen-Gusen e il numero effettivo di sopravvissuti trovati al momento della liberazione fanno sorgere il sospetto che qui abbiano trovato la morte, negli ultimissimi giorni della guerra, decine di migliaia di detenuti di cui nessuno sa piu’ niente. Sono numerose le testimonianze secondo le quali vi era l’ordine di portare i detenuti nei tunnel e di sterminarli li’, prima che arrivassero gli alleati. Perche’? Il sospetto e’ che qui, nei tunnel di Gusen, i nazisti conducessero vere e proprie ricerche nucleari. Il documentarista austriaco Andreas Sulzer, che da anni lavora sul ‘mistero Gusen’, ne e’ convinto: “E’ come minimo ragionevole pensare che qui siano stati mandati a morire coloro che sapevano”. Quelli che sapevano cosa? Che in queste gallerie erano in corso i progetti nucleari con i quali il nazismo in rotta sperava di capovolgere i destini della guerra. Progetti dei quali gli alleati in arrivo non dovevano assolutamente venire a conoscenza. Il campo di Gusen e’ in questi giorni sotto i riflettori anche per un’altra notizia: il premier polacco Mateusz Morawiecki ha annunciato che la Polonia intende acquistare parti dell’ex lager: “Non possiamo permettere che questo ex campo di sterminio venga tramutato in un luogo che non e’ degno della memoria”. Si tratta di una parte del campo dove si trovavano il comando del campo e diverse baracche, che fino all’inizio degli anni 2000 erano ancora abitate. “Questo terreno appartiene ancora in gran parte a due famiglie”, spiega Martha Gammer. “Ma il governo austriaco non si e’ mai mosso”. Ancora piu’ duro il sindaco di Sankt Georgen, Erich Wahl: “Che la Polonia faccia una proposta del genere e’ una figuraccia per il nostro Paese. E’ l’Austria che ha la responsabilita’ di realizzare un memoriale dignitoso”. Secondo le ultime ricerche storiche, a Gusen trovarono la morte quasi 28 mila detenuti polacchi.(AGI)