Roma, 8 ott. (AdnKronos Salute) – In Italia ci sono 22 milioni di cittadini in sovrappeso (uno su 3) e 6 milioni di persone con obesità (una su 10). Più di un connazionale su 20 è diabetico (5,5%) e oltre il 66,4% di chi soffre di diabete di tipo 2 presenta anche sovrappeso o obesità. Numeri che si traducono in un costo annuo stimato in 9 miliardi di euro, secondo i dati dell’Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation 2017. Queste condizioni spesso alimentano uno stigma, rafforzato anche dalle convenzioni sociali – riflettono gli esperti – e dallo stereotipo indotto dalla rappresentazione mediatica, che finisce per condizionare la qualità dei pazienti. Diventa quindi fondamentale che “i media, le istituzioni, l’opinione pubblica e gli operatori sanitari adeguino il linguaggio e le immagini utilizzati sull’obesità e che la ritraggano in modo corretto e accurato, trattandola per quello che è: una malattia e non un problema estetico”.
E’ questo l’obiettivo del Manifesto promosso dall’Italian Obesity Network (Io-Net), presentato oggi a Roma e sottoscritto da 10 tra società scientifiche e associazioni pazienti attive nel campo dell’obesità e della nutrizione, in occasione della ‘Campagna nazionale di sensibilizzazione per la prevenzione dell’obesità e del sovrappeso’ promossa da Adi (Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica), che si celebra il 10 ottobre in 120 centri di dietetica in tutta Italia. Oltre 500 specialisti saranno a disposizione per colloqui gratuiti di informazione, consulenze nutrizionali e valutazioni del grado di sovrappeso.
“Abbiamo deciso di mettere in campo un’azione nuova, un Manifesto condiviso dalle principali società scientifiche, un sorta di ‘chiamata alle armi’ di chi cerca di influenzare i decisori e l’opinione pubblica affinché si faccia qualcosa per la prevenzione e il trattamento dell’obesità”, spiega all’AdnKronos Salute Giuseppe Fatati, presidente di Fondazione Adi e Io-Net. “Purtroppo – osserva – l’obesità è ancora considerata una colpa del soggetto che ne è affetto. Si crede che l’obeso sia colpevole perché mangia troppo. In realtà non è così. L’obesità è una malattia vera e propria, multigenica e multifattoriale. Entrano in gioco tanti fattori, che sono però difficili da spiegare e da comprendere, per cui è più semplice dire che qualcuno è obeso perché ‘mangia troppo’”.
“Vogliamo combattere questa tendenza – dice Fatati – portare il nostro messaggio per coinvolgere tutti a interpretare meglio questo problema, mettere in campo delle strategie di intervento che siano veramente funzionali alla prevenzione, soprattutto per quanto riguarda le normative e gli impegni che il Governo, ma anche i sindaci delle singole città, dovrebbero mettere in campo per rendere le città più vivibili e meno obesogene. Non ultimo, ripensare le strutture che seguono questi pazienti. Ad esempio la larghezza degli ascensori negli ospedali (spesso l’obeso, o la barella per l’obeso, non riesce ad entrare), oppure la dimensione del lettino operatorio per gli interventi in Day hospital”.
Il Manifesto, voluto da Io-Net e sottoscritto dalle società Amici Obesi Onlus, Adi, Milano Obesity Declaration, Siedp, Simg, Ibdo Foundation, Fo.ri.sie, Sio, Iwa, individua 4 azioni urgenti per contrastare lo stigma e tracciare una road map di 10 punti su cosa e come intervenire per affrontare la patologia in maniera integrata. Il documento verrà consegnato nelle prossime settimane all’attenzione delle commissioni ministeriali, regionali e alle aziende ospedaliere di tutto il territorio nazionale.
Le azioni prevedono: abbandonare l’uso di immagini negative e linguaggi inappropriati, utilizzando il termine “persone con obesità” e non “persone obese”, ed evitare gli stereotipi e tenere il focus sulla gravità della malattia soprattutto nelle immagini a scopo informativo e divulgativo; combattere le discriminazioni sui luoghi di lavoro e il bullismo nelle scuole, implementando politiche e campagne di informazione che proteggano i dipendenti e gli studenti, con rispetto per la persona indipendentemente dal peso.
E ancora: attuare politiche governative a favore di una migliore disponibilità e accesso a cibo nutriente riducendo la commercializzazione di opzioni meno sane, introducendo protocolli di pianificazione che migliorino gli ambienti urbani, assicurino la pedonabilità e l’uso di spazi verdi e favoriscano più attività motoria; instaurare una relazione positiva, realistica e solidale tra medico e paziente, migliorando l’efficacia delle cure anche attraverso l’uso di un linguaggio appropriato come “alto Bmi” e “peso” preferibili a parole come “obeso” e “sovrappeso”, anteponendo la malattia al paziente, usando espressioni come “hai l’obesità” al posto di “sei obeso”.