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    Salute: allergico 1 italiano su 4, diagnosi e cure non adeguate in 50% casi

    Roma, 25 set. (AdnKronos Salute) – Un italiano su quattro soffre di una forma allergica, un problema sociale tuttavia troppo spesso sottovalutato, tant’è che nel 50% dei casi i pazienti non ricevono né diagnosi né terapia adeguata. Per fare luce su queste patologie complesse e di diversa gravità, questa mattina si è svolto a Roma l’incontro “Allergico un italiano su quattro: un problema di salute pubblica dalle ampie ricadute sociali. Verso un percorso condiviso di allergologia sociale”, promosso da Aaiito – Associazione allergologi ed immunologi italiani territoriali ed ospedalieri. L’associazione ha proposto un fronte comune che coinvolga la Società italiana di medicina generale, Federasma e Allergie onlus, con l’obiettivo di aprire un confronto istituzionale con il ministero della Salute e il Parlamento per la gestione e la prevenzione delle allergie.

    “Con questa iniziativa vogliamo comunicare le criticità che sono presenti in questo momento in Italia in questo settore – spiega all’AdnKronos Salute Antonio Musarra, presidente Aaiito – Se pensiamo che un quarto della popolazione è affetta da una qualche patologia allergica, ci si rende conto che siamo di fronte a un quadro quasi epidemico con indubbie ricadute sociali, anche perché ci sono delle difficoltà di accesso alle terapie in alcune regioni, le strutture allergologiche sono molto poche, insufficienti per rispondere alla domanda. Speriamo di ottenere il tavolo tecnico al ministero per affrontare in modo organico questa situazione e dare risposte a questi bisogni, delineando quelle che possono essere le strategie di risposta”.

    I risultati delle analisi condotte dall’associazione dimostrano come l’insieme delle malattie allergiche sia realmente un’epidemia sottovalutata e spesso banalizzata. Nello specifico, circa il 20% della popolazione italiana soffre di allergie respiratore (asma e rinite allergica); il 3-4% degli adulti e il 10% dei bambini soffrono di allergie alimentari; le allergie da veleno di imenotteri colpiscono circa 5 milioni di italiani annualmente, di questi da 1 a 8 su 100 sviluppano reazioni allergiche; il 7% della popolazione generale e oltre il 20% dei pazienti ospedalizzati soffrono di allergie da farmaci, causa di oltre l’8% dei ricoveri.

    Per quanto riguarda il peso economico nel nostro Paese, secondo uno studio del 2015, i costi indotti dalle sole malattie respiratorie allergiche nel 2013 superavano i 7,33 miliardi di euro, di cui il 72% -ovvero 5,32 miliardi – attribuibile a costi diretti sanitari e la restante quota parte, pari a 2,02 miliardi di euro, associata a costi indiretti attribuibili ad assenteismo causato dalla malattia.

    “Non ci si rende conto di quanto sia in crescita questo trend – aggiunge Musarra – Non è sempre chiaro quanto a volte siano complesse le malattie allergiche. Noi parliamo spesso di allergie pensando che si tratta di patologie banali, stagionali e così via, senza pensare che esistono allergie molto complesse, quadri clinici che sono rappresentati essenzialmente dall’asma grave, o dall’anafilassi da alimenti o da farmaci o dal veleno di imenotteri: patologie talmente complesse che possono portare a morte il paziente. In realtà – osserva – è un problema di comunicazione, è un problema di informazione della classe medica ma anche della popolazione generale”.

    E a fronte di un esercito di pazienti, l’allergologia oggi è una disciplina in crisi, evidenziano gli esperti: secondo l’ultima mappatura della rete allergologica italiana relativa al 2017, si contano soltanto 13 strutture complesse (al disotto dello standard minimo di una ogni 2 milioni di abitanti) e 58 strutture semplici; mentre, per quanto riguarda il territorio, 150 allergologi titolari di specialistica ambulatoriale. Infine, su 180 medici specializzati in allergologia negli ultimi 5 anni, più del 50% non riesce a trovare lavoro nelle strutture di allergologia.

    “Il nostro progetto – precisa Musarra – può essere sintetizzato in quattro proposte concrete che vogliamo mettere al centro della discussione. La prima consiste nel definire un modello per le reti cliniche che, sull’esempio di quanto avviato nella Regione Lazio, comprenda gli ambulatori di I livello, per un primo inquadramento diagnostico ed eventuale invio al II livello, in strutture ospedaliere o universitarie che possano farsi carico delle prestazioni allergologiche più complesse”.

    La seconda, prosegue, “punta a rendere più agevole per i cittadini l’accesso ai centri di allergologia riducendo le differenze regionali e razionalizzando il numero e la distribuzione delle strutture su tutto il territorio. La terza prevede di rendere gratuite le principali terapie in tutta Italia, riconoscendo la cronicità delle malattie allergiche e la natura salvavita di alcune di esse (come ad esempio l’immunoterapia specifica per veleno di imenotteri). L’ultima proposta, non meno importante – conclude – sarà quella di studiare insieme strategie e piani atti a favorire la diagnosi precoce delle malattie allergiche”.

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