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    NEWS

    Pubblicata per la prima volta una raccolta di lettere scritte dai sopravvissuti subito dopo la Shoah

    Dew Of Revival: First letters of people of faith after the Holocaust” (Jerusalem: Michlalah Jerusalem College and Mossad Harav Kook, 2024): un’importanza storica, senza precedenti, è quella che si ritrova in questo volume, che raccoglie le prime lettere scritte dai sopravvissuti alla Shoah dopo la loro liberazione. Queste lettere sono state accuratamente raccolte da Esther Farbstein, formatasi all’Università Ebraica, e nota come la principale studiosa haredi della Shoah. Le lettere conservano sentimenti intensi che vanno dal dolore alla disperazione, dalla speranza alla vendetta. Una raccolta potente, in cui emerge tutto il dramma del momento, ma anche la necessità di ricominciare una vita nuova, nonostante tutto.

    Quando i sopravvissuti iniziarono a rendersi conto dell’entità della situazione e della perdita avvenuta, le riflessioni li portarono a chiedersi perché fossero sopravvissuti proprio loro. L’urgente necessità di trovare coniugi, genitori, fratelli e figli, forse nascosti nei monasteri o nelle case private dei non ebrei divenne un punto di grande attenzione. Un compito arduo e frustrante nella caotica Europa del dopoguerra. L’esercito americano si aspettava che gli ebrei, come i milioni di profughi non ebrei nell’Europa del dopoguerra, sarebbero stati ansiosi di tornare alle loro precedenti residenze. Ma molti ebrei erano contrari a tornare nelle loro terre natie, in particolare dell’Europa orientale, che costituivano una parte significativa dei sopravvissuti. Alcuni tornarono alle loro case per cercare i propri cari e amici. Ma una volta terminata la loro missione, decisero di tornare nella zona americana in Germania, dove gli alleati avevano stabilito dei campi per sfollati (DP). Nelle loro ex terre d’origine, gli ebrei incontrarono disprezzo e rifiuto, talvolta vessazioni. Alcuni furono arrestati con l’accusa pretestuosa di aver collaborato con i tedeschi. Molti ebrei si trovarono senza casa, poiché le loro residenze erano state espropriate da ex amici e vicini.

    Oggi potrebbe essere difficile comprendere l’angoscia che i sopravvissuti provarono mentre cercavano informazioni. Molto spesso, i sopravvissuti non conoscevano o non ricordavano gli indirizzi dei loro parenti in Europa o altrove nel mondo libero. Inoltre, il servizio postale era discontinuo non funzionava affatto. Migliaia di lettere inviate dai sopravvissuti in quegli anni, finirono negli archivi delle organizzazioni ebraiche ma non vennero mai consegnate. I sopravvissuti non seppero mai della mancata consegna perché e tutto ciò che rimase loro fu “frustrazione, amarezza, e dolore oltre ad un profondo senso di solitudine e abbandono”.

    Ciò che distingue questo volume da altri, è l’unicità di offrire una voce a coloro che non vennero subito ascoltati. Ogni lettera di questo libro contiene informazioni di base, una sorta di “dietro le quinte” sull’autore e sul contesto storico. Per la maggior parte, le lettere sono state scritte nell’Europa orientale e occidentale tra 1945 e il 1946 da persone di diverse età e background sociali, dagli ebrei di ceto medio ma anche da coloro che sarebbero diventati grandi nomi della storia ebraica. Sebbene la maggior parte delle lettere siano state scritte da sopravvissuti, ce ne sono anche un certo numero scritte da parenti stretti e lontani. Una raccolta capace di ricostruire una pagina cruciale della storia attraverso le voci lontane di chi l’ha vissuta.

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