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    Régine, la Baronessa sopravvissuta alla Shoah che educa i giovani alla memoria

    «È importante educare i bambini sin da giovanissimi per insegnargli che siamo tutti esseri umani e che siamo tutti uguali» la Baronessa Régine Suchowolski- Sluszny ha così ammonito i politici europei presenti alla conferenza di Cracovia della European Jewish Association, tenutasi ad 84 anni dalla cosiddetta Notte dei Cristalli.

     

    La baronessa Sluzny, sopravvissuta alla Shoah da bambina, è una donna inarrestabile, una educatrice energica, colta e determinata, che visita in media 4 scuole ogni settimana per sensibilizzare ed istruire gli studenti di tutte le età sugli orrori della Shoah, ‘sui pericoli derivanti dall’odio e sul potere della speranza’.

     

    Presiede il Forum delle Organizzazioni Ebraiche, in Belgio e nel mondo combatte l’antisemitismo, il razzismo e la xenofofia in tutte le sue forme con azioni concrete che hanno portato anche al riconoscimento di compensazioni per le vittime della Shoah, e alla nascita dello status di ‘Hidden Child’ (bambino nascosto) e dell’associazione l’ Enfant Caché.

     

    Il suo incredibile lavoro è stato apprezzato e riconosciuto dal Re Filippo del Belgio e dall’ intera società ed il 22  luglio 2022 è stata insignita del tiolo di Baronessa.

     

    La forza che trapela dalle sue parole di educatrice affonda le radici nella sua infanzia. Regina è nata ad Anversa nel 1939 in una famiglia di ebrei ortodossi. «Sono una sopravvissuta alla Shoah. Avevo due anni e mezzo ed ero molto fortunata ad essere una piccola bambina bionda. Ciò mi ha permesso di uscire dal nascondiglio e di incontrare i miei salvatori, le migliori persone che abbia mai conosciuto» racconta Regina parlando della coppia di genitori adottivi, che non aveva figli, e che la ha accolta e cresciuta nei primi anni della sua vita a Hemiksem.  «Non ho visto i miei genitori per 3 anni e mezzo e quando mia madre venne a prendermi,  le dissi “ Bonjour Madame”. Non sapevo più chi fosse.»

     

    Dopo la guerra ha sempre mantenuto un forte legame con i suoi salvatori, tanto da considerarli come una seconda coppia di genitori. « Non siamo noi a scegliere chi siamo quando veniamo al mondo, è una scelta fatta per noi, quindi dobbiamo accettare tutti. Posso dirvi che è possibile per tutti noi vivere in pace e in amore insieme» spiega la baronessa Sluzny.

     

    Nel 1960 ha sposato Georges Suchowolski. Anche lui un tempo era stato un bambino nascosto. La coppia ha avuto due bambini. Negli anni Novanta, una volta in pensione, la baronessa Sluzny ha cominciato a dedicarsi con impegno e a tempo pieno al suo lavoro di educatrice ed attivista. Rivolgendosi ad un nutrito pubblico di politici europei, alla conferenza EJA, ha sottolineato il pericolo ancora molto attuale dell’odio antiebraico ad Anversa  e nel mondo, ripercorrendo la storia dell’odio, delle violenze e delle persecuzioni contro gli ebrei  dall’ impero romano  al medioevo, parlando dell’ inquisizione, del mondo arabo, dei pogrom e degli anni Trenta e Quaranta dello scorso secolo, dei campi di concentramento , fino ad oggi.

     

    Alla Conferenza EJA, politici e parlamentari di tutta Europa, dalla Francia all’ Inghilterra, dall’ Austria alla Spagna, hanno sottolineato l’ importanza dell’ educazione per frenare e prevenire ondate di odio antisemita e razziale.  In molti hanno parlato delle difficoltà e di una aggravamento dell’antisemitismo in coincidenza con le crisi del Covid, dell’ economia, dell’ energia. La parlamentare europea Anna-Michelle ASIMAKOPOULOU, ha ricordato che per affrontare  il tema: «L’ educazione è una componente importante.»

     

    I timori espressi dalla Baronessa Sluszny sull’ antisemitismo trovano una sconsolante conferma dagli interventi politici.

     

     La Senatrice francese Nathalie Delattre ha presentato numeri spaventosi sugli incidenti antisemiti in Francia. «L’antisemitismo sta facendo riaffiorare la sua brutta testa» ha spiegato la senatrice, che ha insistito sull’ importanza che si insegni  e si ricordi  agli studenti di rispettare altri: «Vogliamo che ogni uomo e donna possa professare qualsiasi religione scelga, una libertà garantita dalla Repubblica. Vogliamo che chiunque possa praticare e credere in Dio se lo desidera ».

     

    La baronessa Sluszny ha spiegato che «gli studenti non sanno niente. Vado nelle scuole e spiego ai bambini più piccoli ciò che è accaduto e, per gli studenti fino ai 17 anni, è come raccontare una storia. Mi credono solo perché sono lì, non è un film o un libro. Ma già con i ragazzi dell’ Università è diverso. Gli studenti ebrei sono una minoranza, sono attaccati quotidianamente, e poiché sono una minoranza, non vogliono che i leader vadano nelle Università perché sono spaventati, quindi il lavoro è molto difficile».

     

    La volontà di frenare l’antisemitismo implementando programmi europei nazionali volti all’ educazione dei più giovani, sembra confermato dai molti interventi alla conferenza EJA, dalle molte parole a cui si spera seguiranno azioni ed impegno quotidiano, come quello della baronessa.

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