Il Progetto Cultura e Spettacolo dell’Ordine degli
Avvocati di Roma ha organizzato il convegno “Cento anni dalla Prima Guerra
Mondiale: aspetti storico-giuridici” presso l’Aula Magna della Corte Suprema di
Cassazione. I lavori sono stati preceduti dalla Commemorazione dei Procuratori,
Avvocati, Cancellieri e Magistrati caduti nel corso del primo conflitto
mondiale presso le lapidi commemorative poste lungo l’ambulacro del Cortile
d’Onore alla presenza del Primo Presidente della Corte di Cassazione Giovanni
Mammone e del Consigliere Segretario dell’Ordine degli Avvocati di Roma Pietro
Di Tosto che hanno messo in evidenza l’importanza della memoria del
Risorgimento e della Prima Guerra Mondiale. Il tema è stato ripreso anche da
Aldo Minghelli (Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma, Responsabile
del Progetto Cultura e Spettacolo) all’inizio del Convegno che è stato diviso
in 4 sezioni focalizzate sul tema dal punto di vista dell’ordinamento
geopolitico a seguito del conflitto, delle fasi belliche, delle ripercussioni
sui cittadini e degli insegnamenti per il futuro. Particolarmente interessanti
per gli argomenti specifici trattati sono state le relazioni di Enrico Silverio
(Componente del Progetto Cultura e Spettacolo, LUMSA Palermo) che ha esposto alcuni
nuovi aspetti giuridici emersi a seguito della guerra (il principio di
responsabilità individuale e di punizione della guerra di aggressione) e di
Giuseppe Battaglia (Consigliere d’Onore dell’Associazione Nazionale
Bersaglieri) che ha messo in luce episodi particolari del conflitto (l’alto
numero di morti – circa 2.000 al giorno – dovuti in maggioranza alla malaria e
alla spagnola; la partecipazione in gran parte di studenti ai 117 Tribunali
militari operanti durante la guerra; la creazione del gruppo degli “Arditi”,
una compagnia di soldati scelti che compiva le imprese più pericolose;
l’origine dello stemma della Ferrari, inizialmente di Francesco Baratta che
abbatté 25 aerei nemici; lo scambio di circa 5 miliardi di lettere che
viaggiavano con ogni trasporto disponibile; i neologismi come il termine
“imboscato” che doveva descrivere chi compiva un attacco di sorpresa e poi,
invece, designò chi si nascondeva; l’invenzione dell’impermeabile, della
lametta da barba che serviva a rendere velocemente la pelle liscia per poter
indossare la maschera antigas e degli assorbenti per le donne). Le cause della
guerra è stato il tema analizzato da Virgilio Ilari (Presidente della Società
Italiana di Storia Militare) mentre Giuseppe de Vergottini (“Alma Mater Studiorum”
Università di Bologna) ha trattato il rapporto tra potere civile e militare
attraverso la comparazione tra lo Statuto Albertino, la Costituzione
democratica e la limitazione del potere parlamentare in tempo di guerra. Per
quanto riguarda le ripercussioni del conflitto sui cittadini, Silvia Haia
Antonucci (Responsabile dell’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma
“Giancarlo Spizzichino”) ha spiegato il “filo” che lega il ghetto creato dai
papi (1555-1870) – dove gli ebrei dovettero subire numerose vessazioni e
limitazioni nella vita civile – la Prima Guerra Mondiale – a cui gli ebrei
furono fieri di partecipare in gran numero conseguendo numerose onorificenze e
dovettero affrontare nuove problematiche come, ad esempio la creazione della
figura del Rabbino Militare – e il periodo fascista con il secondo conflitto
mondiale – quando, nel 1938, gli ebrei persero di nuovo i diritti civili –
descrivendo esempi di personaggi che, nati nel ghetto, avevano conseguito
decorazioni nella Prima Guerra Mondiale ed erano stati posti in congedo
assoluto nella Seconda. Le ripercussioni e gli insegnamenti della disfatta di
Caporetto sono stati evidenziati da Pierluigi Cipolla (Sostituto Procuratore
della Repubblica, LUMSA Roma) che ha paragonato la battaglia ad una tragedia
greca (composta da una sequenza di fatti inevitabili, dall’unità spazio
temporale, ovvero durata di 48 ore, e dalla presenza di un protagonista e di un
antagonista), sottolineando l’imprevidenza dell’esercito italiano, confermata
anche dall’allora Tenente Carlo Emilio Gadda: “I nostri soldati consegnarono la
patria allo straniero e se stessi all’infamia”. Infine, Gianluca Barneschi
(Ricercatore indipendente) ha sottolineato come durante la Prima Guerra
Mondiale “la toga abbia ceduto alle armi” attraverso un inasprimento repressivo
che ha causato, ad esempio, un numero molto più alto di esecuzioni capitali
rispetto agli altri eserciti coinvolti.