Violente
proteste e tafferugli sono scoppiati in diverse città del Pakistan quando è
stata diffusa la notizia che Asia Bibi, condannata a morte nel 2010 per
blasfemia, è stata assolta dalla Corte suprema che nel 2015 aveva accolto il
ricorso della donna e accettato di riesaminare il caso. “Siamo di fronte a
un verdetto storico e a un’importante vittoria per la tolleranza religiosa. Per
quasi otto anni, Asia Bibi, una povera contadina cristiana e madre di cinque
figli, ha vissuto in un limbo, rischiando l’esecuzione sulla base di prove
infondate. Coloro che in questi anni si sono espressi in suo favore hanno
ricevuto minacce di morte o sono stati addirittura uccisi”, ha dichiarato
Omar Waraich, vicedirettore di Amnesty International per l’Asia meridionale.
Pochi giorni
dopo la condanna l’allora governatore dello stato del Punjab si era recato a trovarla
in carcere suggerendole di chiedere la grazia al presidente del Pakistan e
aveva avviato una campagna per il suo rilascio. Taseer fu assassinato nel gennaio
2011 dalla sua guardia del corpo. Due mesi dopo fu la volta di Shahbaz Bhatti,
all’epoca unico esponente cristiano del governo. Le leggi sulla blasfemia in
vigore in Pakistan sono ampie, generiche e coercitive. Vengono usate per
prendere di mira minoranze religiose, perseguire vendette personali e farsi giustizia
da soli da parte di gruppi di facinorosi. Le persone accusate di blasfemia
sulla base di prove esigue o inesistenti devono lottare con tutte le loro forze
perché sia riconosciuta la loro innocenza mentre gruppi violenti cercano di intimidire
la polizia, i testimoni, i procuratori, gli avvocati e i giudici.
La donna
continua a rimanere sotto minaccia di morte da parte dei gruppi radicali
islamici, che dopo la notizia della sua assoluzione sono scesi in pizza in
diverse citta’ del Paese, invocando di giustiziare i giudici che hanno accolto
l’appello della donna. La zona rossa della capitale Islamabad, dove si trova la
Corte Suprema, e’ stata chiusa dalla polizia e sono state dispiegate le forze
paramilitari a difesa del Parlamento. Il partito radicale Tehreek-e-Labbaik
Pakistan (Tlp), che rappresenta i musulmani sunniti, ha promosso le proteste
con il sostegno di altri partiti di ispirazione islamica. Il suo leader, Khadim
Hussain Rizvi, ha invocato la morte per il presidente della Corte Suprema,
Saqib Nisar, e gli altri due colleghi che hanno emesso la sentenza: Asif Saeed
Khosa e Mazhar Alam Khan Miankhel. Il Tlp ha chiesto anche le dimissioni del
primo ministro, Imran Khan. Rizvi, si e’ rivolto ai suoi sostenitori perche’
scendessero in piazza in tutte le maggiori citta’ del Paese: in centinaia hanno
bloccato la strada principale che collega Rawalpindi alla capitale, Islamabad.
Scene simili si sono registrate a Karachi e Peshawar, con gli islamisti che
pretendono l’esecuzione capitale di Asia Bibi.
Molto
probabilmente, per la sua incolumita’, Asia dovra’ iniziare una nuova vita con
il marito e i suoi figli fuori dal Pakistan, tutti con nuove identita’. Diversi
Paesi si sono gia’ offerti di garantirle asilo e la Lombardia e’ pronta ad
accogliere e darle ospitalita’.