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    NEWS

    No, io non aspetto il 27 gennaio

    Contro ogni forma di antisemitismo, anche se mascherato da antisionismo.

    – Sei ebreo?
    – No
    – E chi te lo fa fare?
    Io sono solidale con il popolo ebraico. Sempre, non come molti ipocriti solo il 27 gennaio, l’anniversario dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz. Io sono solidale con gli ebrei vivi, non solo con quelli assassinati, e peraltro secondo taluni solo con quelli assassinati dai nazisti. Io sono solidale anche con le famiglie degli ebrei assassinati da Hamas, da Hezbollah e da altri terroristi ovunque nel mondo.
    Terroristi, stragisti, assassini che pervertono la religione islamica. Che io personalmente rispetto, tanto quanto la mia, cattolica, e quanto l’ebraica.
    Di secoli ne sono passati molti, ma io sento attuale e inapplicata la lezione di Abelardo, che pur uomo del suo tempo (quindi non libero da pregiudizi anti-ebraici ed anti-islamici) predicava già nell’XI secolo la conciliazione e la pacifica convivenza fra le tre grandi religioni del Libro. Una lezione che poi sul finire del Duecento era stata popolarizzata dall’anonimo autore del Novellino, e che qualche decennio dopo Boccaccio rese immortale ed universale con la parabola dei tre anelli. Secoli di progresso “civile” che ancora sono serviti a poco.
    Sono convintamente solidale con il popolo ebraico, ovunque stanziato, anche nel suo focolare in Medio Oriente; non con i governi pro tempore di Israele, ma con gli Israeliani sì.
    E trovo aberrante il “documento” col quale alcune organizzazioni sindacali europee dei giornalisti, compreso purtroppo l’ex sindacato unico dei giornalisti italiani, hanno invitato l’Unione europea e i 27 Stati che ne fanno parte a rompere i rapporti con Israele, anche se, scrivono i 38 sindacati, la loro federazione europea, Efj, e 20 Ong, “purtroppo i 27 governi dell’Ue devono ancora riconoscere, attribuire e condannare all’unanimità i crimini delle forze israeliane a Gaza”. Il massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023, con la cattura, dopo la strage, di ostaggi, molti dei quali in questi mesi torturati, violentati, uccisi, non rileva. Il documento parla di governo israeliano che compie “omicidi mirati” di giornalisti e che attenta alla libertà di informazione. Ma non dice niente dei “giornalisti” embedded al seguito dei terroristi di Hamas in occasione della strage del 7 ottobre. E non ricordo documenti analoghi a quello che chiede all’Unione europea di rompere le relazioni con Israele, con la richiesta di una rottura di rapporti con la Cina per la persecuzione e la pulizia etnica che essa attua nei confronti degli Uiguri o di una rottura con il Myanmar per le stragi commesse nei confronti dei Rohingya. Nel migliore dei casi, critiche a singoli atti.
    E invece assistiamo ad un odio antiebraico che è stato addirittura rinfocolato dalla strage del 7 ottobre, e che mira a colpire gli ebrei in quanto tali, in ogni parte del mondo, e questo già prima della reazione di Israele. È un odio che prescinde dalla tragedia di Gaza, dove la popolazione civile, in larga misura incolpevole sconta la forzata coabitazione con i terroristi di Hamas. Ma fingere che Israele sia la stessa cosa di Hamas, o, peggio, che Israele sia la quintessenza della malvagità, mentre Hamas fa parte dei buoni (quei buoni che disegnano nei loro volantini una Palestina “dal fiume al mare”, una Palestina che presuppone l’annientamento di Israele e la soluzione finale della questione ebraica) è aberrante. Così come è aberrante la caccia all’ebreo che si è scatenata in tutti i continenti: prescindendo da nazionalità, età, idee politiche.
    – Ma sei ebreo?
    – No.
    – E chi te lo fa fare? Ti metti in urto con tanti che magari si reputano non violenti, che personalmente non commetterebbero attentati in sinagoga, che si professano anche tuoi amici ma hanno sulla questione israelo-palestinese opinioni molto radicali.
    – La motivazione è simile a quella che mi induce, pur essendo di epidermide alquanto pallida, ad essere contro ogni forma di razzismo; la motivazione è la stessa per la quale sono convinto che certo non possiamo ospitare in Italia tutti i profughi del mondo, ma dobbiamo soccorrere e salvare tutti quelli che sono in pericolo, naufraghi o a rischio di naufragio. Me lo fa fare la consapevolezza di una persecuzione (almeno) bimillenaria nei confronti del popolo ebraico, che ha portato a quell’abominio che è l’Olocausto ed al permanere di terribili pregiudizi in troppi che magari mascherano l’antisemitismo dietro la facciata di un antisionismo che non si capisce poi che cosa sia (se non, nel caso, la distruzione della “entità sionista”, come la propaganda di terroristi e loro supporter definisce lo Stato di Israele). A costo di perdere qualche amico, un po’ di contatti e di correre qualche rischio.
    È facile prendersela solo i nazisti, che sono tutti morti, a parte qualche pagliaccio che cerca di imitarli, e commuoversi per gli assassinati di Auschwitz e degli altri campi di sterminio. Io mi commuovo anche per gli assassinati da Hamas e da Hezbollah. E sono solidale anche con gli ebrei vivi.
    Poi sono convinto, anche se non sono particolarmente esperto di Medio Oriente, che dalla tragica situazione si possa uscire soltanto, come per esempio auspica il presidente Mattarella ed auspicano molti Paesi europei e non solo europei, attraverso la formula di due popoli, due Stati. Anche se non piace a Netanyahu. Ma, se è per questo, piace ancor meno alle organizzazioni terroristiche “islamiche” (ed è un Islam che va virgolettato).
    Criticare ed avversare un governo e i suoi atti è un conto; avversare uno Stato, che con tutti i problemi che ha (e gli errori che fa) è peraltro l’unica democrazia parlamentare del Medio Oriente, e sotto sotto volerne la distruzione, è un altro.
    Riemerge, fangoso, quell’antisemitismo che inquina, non da ieri soltanto, la nostra civiltà. Ed è ipocrita aspettare il 27 gennaio per proclamare un vacuo “mai più”. Magari parlando di “disumanità”. No: perché quanti hanno pianificato e commesso quei crimini, teorizzandone la necessità, erano esseri umani. E se quel crimine è avvenuto, giustificazioni ideologiche e culturali incluse, potrebbe di nuovo avvenire. Come peraltro stiamo vedendo.

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