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    Mosca abbiamo un problema

    Quanto sta avvenendo
    in Russia con il blocco delle attività della Sochnut desta preoccupazione e
    sconcerto in Israele e nel mondo ebraico.

    La storica Agenzia
    Ebraica sionista è nata nel 1923, ben prima dello Stato di Israele. Era stata
    istituita al fine di rappresentare la comunità ebraica residente in terra di
    Israele durante il periodo del mandato britannico e si è sempre distinta nei
    decenni per l’aiuto a coloro nelle comunità ebraiche sparse in giro per
    mondo volessero fare ritorno nella Terra dei Padri, in Israele appunto: rappresenta
    pertanto per l’intero popolo ebraico un punto di riferimento fondamentale e
    irrinunciabile per chi vuole fare l’Aliyah, la “salita” verso la Terra di
    Israele che compie l’ebreo che si ferma a vivere lì e ne diventa cittadino.

    Gli aspetti
    inquietanti della vicenda russa sono molteplici. Non si
    possono dimenticare le storie travagliate vissute dagli ebrei russi fin
    dai tempi dell’Impero zarista, i pogrom spietati subiti dagli ebrei nei
    villaggi dove vivevano, quegli Shtetl  cosi mirabilmente raccontati dai
    libri di Isaac Bashevis Singer o di Shalom Aleichem, aggressioni messe in atto
    dai cosacchi con la compiacenza della polizia zarista.

    Quella stessa polizia
    zarista che inventò “I Protocolli dei Savi di Sion”, libello di pura propaganda
    che servì a giustificare le repressioni antiebraiche tanto in Russia quanto
    nelle Germania nazista, svolgendo una funzione di ispirazione ideologica al
    Mein Keimpf di Hitler e ai campi di sterminio tedeschi per l’annientamento del
    popolo ebraico.

    Non da meno, gli
    ebrei russi hanno patito nei decenni della Russia sovietica, con la
    repressione di quanti non si asservissero alla dottrina comunista e con la
    conseguente detenzione nei Gulag siberiani, campi di concentramento molto
    simili a quelli  tedeschi della seconda guerra mondiale, quando questi non
    erano di sterminio.

    La storia degli ebrei
    russi, già assai travagliata, si è arricchita di un nuovo capitolo con le
    peripezie vissute da quei Refusnik come Nathan Sharansky, quegli ebrei che
    resistendo oltremodo alle repressioni fisiche e psicologiche della Russia
    sovietica sono poi riusciti ad approdare in Israele.

    Nulla può
    giustificare questa ostilità verso l’Agenzia Ebraica da parte delle autorità
    russe; risibile la scusa addotta riguardo a una presunta “fuga dei
    cervelli” da evitare. Risulta dunque comprensibile il malumore manifestato dal
    governo israeliano.

    Forse è giunto il momento che le autorità russe comincino a
    concentrare le loro attenzioni nella ricerca di una conclusione del le ostilità
    di una guerra, quella all’Ucraina, che sta portando morte e distruzione in
    maniera insensata, devastando inoltre le economie di mezzo mondo.

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