Il cantante, attore e attivista per i diritti civili Harry Belafonte, è morto martedì all’età di 96 anni. Nato a New York City, è stato uno dei primi artisti afroamericani a ottenere un successo commerciale diffuso negli Stati Uniti e, sebbene sia cresciuto cattolico, la sua vita ha spesso incontrato l’ebraismo. Nel 2011, nella sua autobiografia “My Song: A Memoir”, ha rivelato le sue radici ebraiche. Infatti, ha raccontato Belafonte nel suo libro, che suo nonno paterno era un ebreo olandese.
Dopo un periodo nella Marina degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale, Belafonte fu morso dalla passione per la recitazione. Infatti, alla fine degli anni ’40, Belafonte si iscrisse a un corso di recitazione, dove incontrò il suo amico di una vita Sidney Poitier. Durante gli studi strinse amicizia anche con l’attore ebreo Tony Curtis. Per pagare le lezioni di recitazione, Belafonte iniziò a dilettarsi nel cantare nei nightclub, e fu lì che nacque una vera superstar. Uno dei primi successi di Belafonte fu proprio una canzone in ebraico: “Hava Nagila”. La sua interpretazione lo rese “l’ebreo più popolare d’America”, disse scherzando il cantante al New York Times nel 2017.
Conosciuto in tutto il mondo come il “Re di Calypso”, Belafonte ha registrato ed eseguito una vasta gamma di classici globali e folk nel corso della sua vasta carriera musicale, tra cui diverse canzoni in ebraico: nel 1959, ha eseguito “Hine Ma Tov” in Inghilterra, mentre nel suo album del 1963, “Streets I Have Walked”, è presente un’interpretazione di “Erev Shel Shoshanim” (“Evening of Roses”).
Belafonte ha anche girato diversi film durante la sua lunga carriera. Nel 1970 ha prodotto e recitato in “The Angel Levine” insieme alla star originale di “Il violinista sul tetto” Zero Mostel, basato su una storia di Bernard Malamud.
Tuttavia la più grande passione di Belafonte era l’attivismo per i diritti civili, anche qui a stretto contatto con il mondo ebraico. L’impegno di Belafonte per la giustizia sociale è durato per tutta la sua lunga vita e carriera. Negli anni ’80, ha contribuito a organizzare il concerto Live Aid ed è stato ambasciatore dell’UNICEF dopo che l’intrattenitore ebreo Danny Kaye ha aperto la strada al ruolo. È stato co-presidente della Women’s March on Washington nel gennaio 2017, insieme a Gloria Steinem, anche se la cattiva salute gli ha impedito di partecipare.