Hutton Gibson, il padre dell’attore e regista Mel Gibson, noto per essere un tradizionalista cattolico, molto critico nei confronti della chiesa moderna, e finito più volte al centro di aspre polemiche per le sue opinioni antisemite, è morto a 101 anni, l’11 maggio scorso a Thousand Oaks. Ma la sua morte, al Los Robles Hospital and Medical Center, non è stata pubblicizzata dai famigliari. Tanto che la stampa americana ha appreso della morte consultando un database della California. Nessuno della famiglia, compreso il figlio Mel (che proprio in queste settimane ha ufficializzato il sequel de ‘La Passione di Cristo’ che si intolerà ‘La Resurrezione’), ha voluto confermare o commentare la scomparsa dell’uomo. D’altronde Hutton Gibson era finito spesso sui giornali sostenendo tesi ed opinioni piuttosto imbarazzanti ed estreme. Era arrivato a negare la legittimità di Giovanni Paolo II come papa, una volta definendolo un “baciatore del Corano”, ed aveva sostenuto che il Concilio Vaticano II era stato “un complotto massonico appoggiato dagli ebrei“. Aveva definito l’arcivescovo tradizionalista Marcel Lefebvre un “compromesso”. Opinioni dogmatiche che gli avevano fatto guadagnare il soprannome di “Papa Gibson”.
Dopo essere stato espulso da un gruppo conservatore in Australia, dove si era trasferito con la sua famiglia dallo Stato di New York nel 1968, Gibson aveva fondato l’Alleanza per la tradizione cattolica. E a partire dal 1977 aveva diffuso le sue opinioni ultra-ortodosse in una newsletter, “La guerra è ora!”, e in alcuni libri che si era autopubblicato raggiungendo sempre un pubblico molto ‘di nicchia’. Ma quando il figlio Mel, sesto di 11 figli, è diventato una star del cinema di Hollywood, la notorietà del padre è aumentata, spesso a detrimento dell’immagine pubblica del figlio. Nel 2003, mentre Mel Gibson dirigeva “La Passione di Cristo”, il suo film sulla crocifissione, Hutton Gibson rilasciò un’intervista al ‘New York Times’ intrisa di commenti sulle teorie del complotto, dicendo che gli aerei che si erano schiantati contro il World Trade Center l’11 settembre 2001 erano stati controllati a distanza (ma senza dire da chi) e anche che numero di ebrei uccisi nell’Olocausto era stato fortemente gonfiato. Poi, in un’intervista radiofonica una settimana prima dell’uscita di “The Passion” del febbraio 2004, Gibson andò oltre, dicendo dell’Olocausto: “è tutto, forse non proprio tutto, una finzione. Ma per la maggior parte lo è”. Scartenando una polemica già strisciante sul fatto che il film fosse antisemita. (Nex/Adnkronos)