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    Madeleine Albright, il ricordo d’Israele

    Tra i ricordi di Madeleine Albright, spicca sul web la foto con Yitzhak Rabin in una conferenza stampa a Gerusalemme nel 1995. La Albright partecipò anche come ambasciatrice delle Nazioni Unite ai funerali dello statista israeliano il 6 novembre 1995 che ricordava in un tweet a 25 anni dalla morte. “Mi ricordo di quando ricevetti la telefonata il 4 novembre del 1995 che il primo ministro Yitzhak Rabin era stato assassinato. Raramente una pallottola ha distrutto così tanto”. Parole quelle del primo Segretario di Stato americano donna, scomparsa a 84 anni, che echeggiano ancora oggi. 

    Israele la ricorda nelle istituzioni e nei maggiori quotidiani. “Rattristato dalla morte di Madeleine Albright, una diplomatica innovativa, un’icona femminista, una leader eccezionale che ho sempre ammirato. La nostra ultima corrispondenza era quando si è congratulata per la mia elezione. Era una vera amica di Israele e ci mancherà”, twitta il presidente israeliano Isaac Herzog.

    Tutti i media israeliani ricordano le origini ebraiche della Albright, nata nel 1937 in Cecoslovacchia che la famiglia, poi convertitasi al cattolicesimo, abbandonò quando venne ammessa al Terzo Reich. E tutti ritraggono la famosa foto tra Albright e Arafat per rilanciare il processo di pace. Per Times Of Israel, la prima donna a ricoprire il ruolo di Segretario di Stato americano, Albright da sempre contro le autocrazie, criticò anche il presidente George W. Bush per l’uso della forza invece che della diplomazia allontanando i leader arabi moderati. Ma nel 1999, persuase Clinton ad andare in guerra contro Slobodan Milosevic e ripeteva sempre che il suo esempio era Monaco del 1938. 

    Per Times Of Israel fu anche artefice del processo di pace nel Medio Oriente nel 1998, “sono un’eterna ottimista”, diceva di sé. Ma era consapevole che per Israele ritirarsi dalla Cisgiordania e per i palestinesi individuare i terroristi poneva seri problemi. Come segretario di stato, fece progressi limitati cercando di espandere gli accordi di Oslo del 1993 sull’autogoverno palestinese in alcune parti della Cisgiordania e a Gaza. Ma nel 1998, ebbe un ruolo fondamentale nel riformulare gli accordi di Wye che stabilivano un ulteriore ritiro di Israele dalla Cisgiordania. 

    Il Jerusalem Post si concentra invece sulle origini ebraiche e sul rapporto con l’ebraismo di Albright. “I genitori si convertirono al cattolicesimo per evitare la persecuzione e rimasero cristiani anche dopo aver ricevuto asilo negli Stati Uniti nel 1949. Quando diventò Segretario di Stato, il Washington Post indagò sulle sue origini e scoprì che la famiglia era ebraica e che i suoi parenti, inclusi tre nonni, erano morti nella Shoah. Secondo la Albright, i genitori non le avevano mai raccontato la storia della sua famiglia e non abbracciò mai il suo ebraismo. Nella visita allo Yad Vashem nel 1997, mentre era Segretario di Stato, la cerimonia fu priva di qualsiasi riferimento familiare. E la sua dichiarazione al memoriale dei bambini fu basata sull’universalità della Shoah, senza mai menzionare il contenuto ebraico della persecuzione. 

    Ynet news ricorda il suo ruolo in Medio Oriente e anche la supervisione dei negoziati di pace, che fallirono, tra Israele e Siria nel 2000 sotto la presidenza di Hafez al-Assad. Il giornale pubblica anche la foto che ritrae Madeleine Albright con il presidente israeliano Ezer Weizman.

    Il giornale di sinistra Haaretz, invece, ricorda un’intervista di Albright nel 2014 quando fu delusa da Barak per il fallimento del processo di pace. Per Albright, il processo si era arrestato dall’assassinio di Rabin nel 1995 che per lei era stata una delle più grandi tragedie storico-politiche di tutti i tempi.

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