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2002-2014. Il Prigioniero Z è una spia israeliana di origine americana che contro la propria volontà diventa artefice di una delle stragi più sanguinose del conflitto arabo-israeliano. Così viene rinchiuso per dodici lunghi anni in una cella nel Negev. L’unico rapporto che può instaurare è con il suo sorvegliante, il Generale, con la speranza che questo gli restituisca la vita. La storia procede per flashback e flashforward, spostando i protagonisti in vari luoghi del mondo: da Berlino a Parigi, da Gaza a New York. La storia, pur avendo un nucleo solido da cui tutto ha origine – il conflitto israelo-palestinese -, mi pare un poco dispersiva. I diversi protagonisti si muovono in tre archi narrativi differenti e ciò rende la struttura poco organica. “Una c’è na al centro della terra” è un romanzo di destini incrociati, storia d’amore, intrigo spionistico e politico che si snoda tra l’abbattimento delle torre gemelle e la morte di Sharon – sarà lui il Generale che giace in coma sul letto di ospedale vegliato dalla dolce Ruthi? -. Molte sono le voci che seducono, forse anche troppe. Forse, se fossero state meno, il romanzo avrebbe guadagnato in chiarezza e organicità perdendo quel senso di caos che dalle prime pagine accompagna il lettore per almeno metà libro.