Beh,
diciamolo, tutti vorremmo avere un insegnante come il signor Daniels. Anche se
è buffo, se ha delle cravatte impossibili e se in classe fa fare delle cose
stranissime: per esempio porta delle scatole che gli alunni possono muovere,
sbatacchiare, sbattere ma di cui – soprattutto – devono indovinare il contenuto senza aprirle.
E poi quando chiede ai ragazzi di cercare la risposta a qualcosa gli chiede di
“dichiarasi” e di smetterla di mettere sempre il punto interrogativo alla fine.
C’è da dire che la classe in cui arriva sembra proprio una classe come tante
altre: c’è Shay che è vanitosa, arrogante e antipatica, che ha il suo gruppo di
amiche e decide lei tutto quello che deve succedere in classe. Poi però ci sono
anche Albert, Keisha, Oliver e Ally. C’è soprattutto Ally che non sa leggere
anche se è in sesta. A cui le lettere ballano davanti agli occhi come farfalle
impazzite. Che tutte le volte che c’è da leggere fa finta di stare male e va in
presidenza. Che per nascondere il fatto che non sappia leggere fa una fatica
dannata e le sembra di portarsi dietro un macigno di cemento. Ma, per fortuna,
un giorno entra il classe il nuovo maestro – il signor Daniels appunto – che
riesce a capire il segreto di Ally anche
se lei fa di tutto per nasconderlo, che intuisce il suo mal di testa anche se
lei non dice niente. E che le insegna a giocare a scacchi e a scrivere con la
schiuma da barba. Perchè Ally è dislessica e i suoi amici sono diversi l’uno dall’altro ma scoprono che
insieme si può stare meglio. Perchè – è
scritto nel risvolto di copertina di “Un pesce sull’albero” di Lynda
Mullaly Hunt edito da uovo nero – “Ognuno è un genio. Ma se si
giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà la
sua vita a credersi uno stupido”: e se a dirlo è Albert Einstein c’è da
crederci
Lia Tagliacozzo.