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Il presidente argentino Javier Milei ha annunciato una mossa storica, che potrebbe riaccendere il dibattito su uno degli episodi più oscuri del dopoguerra: la declassificazione dei documenti relativi alle “ratlines” naziste, le rotte di fuga utilizzate da migliaia di criminali di guerra per rifugiarsi in Argentina dopo la Seconda Guerra Mondiale.
L’annuncio è avvenuto durante un incontro con il Simon Wiesenthal Center (SWC) a Buenos Aires, dove Jonathan Missner, socio dello studio Stein, Mitchell, Beato & Missner, ha consegnato a Milei una lettera del senatore statunitense Charles Grassley. In essa, Grassley chiedeva al presidente argentino di contribuire a scoprire come le rotte fossero state organizzate e finanziate. Una copia della lettera è stata inviata anche a Donald Trump. La richiesta potrebbe aprire la strada a nuove rivelazioni cruciali riguardo alla rete che ha permesso a oltre 5000 nazisti, tra cui Adolf Eichmann e Josef Mengele, di sfuggire alla giustizia e rifugiarsi in Argentina.
Le rotte segrete, inizialmente destinate a salvare i cattolici dall’Europa, furono ben presto sfruttate dai nazisti. A supporto di queste fughe, si schierarono anche funzionari vaticani e politici, tra cui il presidente argentino Juan Perón, che considerava la protezione dei criminali di guerra una questione di stato. Perón si oppose ai processi di Norimberga e favorì l’ingresso in Argentina di numerosi fuggitivi nazisti, provenienti da paesi come Ungheria e Croazia.
La decisione di Milei ha una valenza storica e morale non indifferente. Come ha sottolineato il rabbino Abraham Cooper del Simon Wiesenthal Center, Milei è il “il primo presidente ad agire con rapidità per consentire al SWC di scoprire pezzi importanti del puzzle storico”, riferendosi alle evidenze sul coinvolgimento argentino con i nazisti durante e dopo la Shoah. Molti storici ritengono che la declassificazione dei documenti rappresenti una preziosa opportunità per fare giustizia, rivelando dettagli inediti su questa rete di protezione. Tuttavia, alcuni esperti, come Efraim Zuroff, sollevano dubbi, sottolineando che la maggior parte dei responsabili sono ormai deceduti, e che opere come il libro “The Real Odessa” di Uki Goni avevano già rivelato l’identità di molti di loro.
Nonostante le critiche, il valore simbolico della decisione di Milei è indiscutibile. In un periodo segnato da conflitti globali, questa iniziativa segna l’impegno dell’Argentina nel promuovere la trasparenza storica, un valore particolarmente rilevante dopo gli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023, che hanno scosso Israele e il mondo intero. Il rabbino Cooper ha infatti sottolineato che “specialmente in un mondo post-7 ottobre, coloro che hanno finanziato, facilitato o in altro modo assistito queste ‘ratlines’ devono essere ritenuti responsabili”.
L’intervento di Milei arriva, dunque, in un momento di maggiore consapevolezza internazionale sulla necessità di affrontare le ingiustizie del passato per prevenire atrocità future. Con la declassificazione dei documenti, l’Argentina si prepara ad affrontare uno dei capitoli più oscuri della sua storia, riscoprendo verità dimenticate e, forse, restituendo dignità a chi non ha mai ottenuto giustizia.
Recentemente, Milei è stato anche sotto i riflettori per aver proclamato due giorni di lutto nazionale per la famiglia Bibas, vittima di Hamas. Jonathan Missner ha sottolineato che “le parole sono una cosa, le azioni un’altra,” evidenziando come l’impegno del presidente argentino vada oltre le dichiarazioni, segnando un passo concreto verso la giustizia. “Milei è un alleato fermo della comunità ebraica globale e sa che affrontare il passato della collaborazione dell’Argentina con i nazisti richiede piena trasparenza,” ha concluso Missner.