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    La storia dell’uomo che dal 1984 aiuta i maratoneti ebrei di New York a recitare la preghiera del mattino

    Accade a New York domenica, per la trentaseiesima volta. Peter Berkowsky si è svegliato alle 3:00, guidando al buio dalla sua casa a Livingston, nel New Jersey, a Staten Island per organizzare un Minyan pre- gara (quorum di preghiera ebraico) durante la maratona di New York.

    “Annunciamo che il primo minyan sarà alle sette del mattino. Non appena sarà finito, e avremo altri dieci corridori riuniti, ricominceremo il minyan- ha detto Berkowsky- continueremo a farlo fino a quando non ci saranno più corridori rimasti”. Un impegno che dura tutta la mattinata, interessando tutti i maratoneti ebrei. 

    La maratona di New York ha ripreso la sua attività dopo una pausa di due anni a causa della pandemia, e così Berkowsky ha celebrato l’atteso evento in preghiera, come fa dal 1983.


    Berkowsky, è avvocato e funzionario pubblico, non corre una maratona dal 1984, ma non rinuncia ad offrire la possibilità di pregare agli altri. “Ci sono troppe persone che fanno affidamento su questo” ha detto l’uomo. Gli stessi New York Road Runners, l’organizzatori della maratona, sono molto orgogliosi del servizio che Berkowsky offre annualmente.

    “Abbiamo molte persone che non sono ortodosse, molte altre che non sono affatto osservanti, ma vengono al minyan perché sanno che ci saranno tutti i corridori ebrei- ha spiegato Berkowsky- è molto incoraggiante vedere i corridori condividere i tefillin (filatteri)”. Negli ultimi anni, il minyan di Berkowsky ha fornito ai corridori tutti gli accessori necessari per la preghiera in collaborazione con un Chabad locale per assicurarsi che ne avessero abbastanza.

    Nel 1983, Berkowsky, all’età di 41 anni, aveva indossato i tefillin solo una manciata di volte nella sua vita. Eppure, dopo la morte di sua madre, mentre si stava allenando per la maratona, si impegnò a completare l’intero anno di lutto previsto nell’ebraismo, che include dire il Kaddish (santificazione del nome) con un minyan tre volte al giorno.

    Aveva dunque l’esigenza di trovare un modo per radunare un minyan a Fort Wadsworth, la mattina della gara, così decise di pubblicare avvisi in tutti i giornali ebraici locali. Jim Michaels, un rabbino conservatore del Whitestone Hebrew Center nel Queens, rispose al bollettino che aveva visto su The Jewish Week dicendo: “Sì, sarei interessato”

    Berkowsky e Michaels collaborarono attraverso campagne di passaparola e notiziari locali e così quel primo anno si presentarono 26 persone. Il secondo anno, il numero addoppiò, spinto da una squadra israeliana che, sebbene non osservante, una volta informata che il minyan era il luogo in cui si radunavano tutti i corridori ebrei, decise di unirsi. 


    Da allora il rabbino Michaels si trasferì nel Maryland, ma l’eredità del minyan ha resistito. Berkowsky, insieme al suo attuale assistente Yisroel Davidson, oggi guida una squadra di dieci volontari provenienti da tutta l’area dei tre stati e da Israele. Oltre 200 persone hanno partecipato a diverse ondate del minyan fino allo scorso 2019.

    Tra gli obbiettivi del minyan c’è quello di mantenere vivo il nome di Fred Lebow, l’ideatore della maratona di New York sopravvissuto alla Shoah, venuto a mancare nel 1994. “Mi piace pensare che il nostro minyan sia una delle cose che rende unica la New York City Marathon, sicuramente per i corridori ebrei”. La parte preferita della preghiera di Berkowsky è quando tutti i corridori cantano all’unisono l’ultima benedizione mattutina: “Hanoten LaYoef Koach”, in cui si ringrazia D. per aver dato forza agli stanchi – una benedizione particolarmente toccante da dire prima che i corridori del minyan partano per le loro 26 miglia viaggio.

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