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Ultimo numero Novembre – Dicembre 2024

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    La corsa di Asaf e Peter 550 chilometri in 11 giorni per ricordare gli 11 atleti

    Correre per non dimenticare gli 11 atleti massacrati alle Olimpiadi di Monaco 1972, 50 anni dopo con ognuno di loro nel cuore. Shalom ha incontrato Asaf Stolarz, israeliano campione di triathlon, anche nella gara più dura dell’Ironman, che, in coppia con l’ungherese Peter Hajdu percorrerà di corsa 550 chilometri da Budapest a Monaco.

     

    Run to Rembember ci illustri l’iniziativa 

    Partiremo il 21 agosto dalla Sinagoga Dohány di Budapest, la più grande d’Europa, al suono dello Shofar, correremo per 11 giorni, ogni giorno copriremo la distanza di 50 chilometri nel nome di uno degli atleti uccisi. Faremo due soli giorni di sosta in Austria, al termine della prima settimana e prima di arrivare in Germania, arriveremo il 2 settembre allo Stadio Olimpico di Monaco. Lì saremo accolti da chiunque vorrà farsi portavoce dello spirito olimpico più autentico, dagli amici del Maccabi Germania, che hanno creduto fin dall’inizio nella nostra iniziativa. 

    Sarà una corsa per non dimenticare, per far sentire alta e forte la voce di ognuno di noi, contro l’odio razziale, contro gli attentati di chiara matrice antisemita, contro la violenza e la discriminazione in ogni sua forma e ovunque nel mondo.

     

    Lo sport parla una lingua universale?

    Sono uno sportivo: nell’immaginare questo progetto ho pensato che avrei voluto esprimermi nel modo che mi è più congeniale, la corsa, per correre idealmente con e per gli 11 atleti la cui vita è stata tragicamente spezzata nel momento in cui esprimevano al meglio delle loro potenzialità fisiche.

     

    Da Israele alla Ungheria, alla Germania percorrerà paesi in cui gli orrori nazisti devono rimanere un monito perenne

    È la prima volta che viene organizzata da Israele, dal Comitato Olimpico israeliano e dal Maccabi World Union una manifestazione internazionale così significativa, ne sono fiero e orgoglioso. Abbiamo incontrato in questi mesi più volte i famigliari degli atleti, siamo a conoscenza delle inaccettabili offerte di risarcimento che hanno ricevuto, auspichiamo anche l’attenzione mediatica per la nostra corsa favorisca la riconsiderazione delle proposte tedesche. 

     

    Dalla sua aliyà, nel 1976 all’Argentina, come è cresciuto il suo impegno per i giovani?

    Quando ho lasciato Buenos Aires sono andato a vivere in Kibbutz, ho fatto il servizio militare e sono diventato professore di educazione fisica. Dal dolore e dall’angoscia per l’attentato al Centro Ebraico dell’’AMIA nel mio paese d’origine, in cui sono state uccise 85 persone è nato un crescente impegno per la vita. Sono stato CEO del dipartimento sportivo del Maccabi Mondiale, nel mese di luglio ho partecipato da volontario alla mia ottava Maccabiade. Amo vivere con i giovani, insegnare loro la tolleranza e l’etica dello sport, sogno per loro e per Israele un futuro di pace.

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