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    La catechesi sulla lettera di Paolo ai Galati: una questione di linguaggio

    La lettera inviata dai rabbini della commissione permanente per i rapporti con il Vaticano al cardinale Kurt Koch (presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani e della Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo) riporta nuovamente l’attenzione sulla discussione su questioni teologiche e soprattutto di uso del linguaggio, tra ebraismo e chiesa.

     

    Nella lettera, firmata dal rabbino Rabbino Rasson Arousi, si chiede conto al Vaticano sulla catechesi di papa Francesco dell’11 agosto: la lezione, che il papa tiene periodicamente, era sulla lettera di Paolo ai Galati, in cui sostanzialmente si discute su cosa è essenziale nella vita della nuova religione, se conviene continuare con le pratiche ebraiche, e se la Torà è superata. 

     

    Il Papa ha detto nella catechesi che “L’Apostolo spiega ai Galati che, in realtà, l’Alleanza con Dio e la Legge mosaica non sono legate in maniera indissolubile”, e che “la Legge non è alla base dell’Alleanza perché è giunta successivamente, era necessaria e giusta ma prima c’era la promessa, l’Alleanza”. 

     

    Nella lettera della commissione, in cui si chiede al Vaticano un chiarimento, i rabbini sottolineano come nel discorso, e nel pensiero di Paolo, la Torà risulti obsoleta, superata. Ma ciò che desta ancor più preoccupazione nei rabbini è che questo tipo di insegnamenti e predicazioni sono offensive e sprezzanti nei confronti degli ebrei. 

     

    Nella storia, anche recente, ci sono stati vari episodi in cui le autorità rabbiniche hanno fatto sentire la propria voce su questo tipo di vicende, e sono tante le volte in cui i campanelli di allarme sono suonati da Roma. Al centro della discussione, più che i contenuti della tradizione scrittuale del cristianesimo, difficilmente modificabile in una religione, c’è una questione di linguaggio, di modalità in cui si tengono i discorsi, e di come ci si dovrebbe esprimere senza sollevare problemi di questo tipo: si dovrebbe quindi evitare di usare brani, come la lettera di Paolo, in modo offensivo nei confronti di coloro che rispettano la Torà. 

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