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    Jewish Chronicle: "Cosi’ Mossad uccise capo del nucleare iraniano"

    Uccidere Mohsen Fakhrizadeh, il ricercatore iraniano, padre del programma nucleare, e’ stata un’operazione molto complessa, che ha richiesto mesi di appostamenti, l’infiltrazione di agenti israeliani nella Repubblica islamica e la realizzazione di un’arma del peso di una tonnellata, controllata da remoto, per eliminare l’obiettivo e poi le prove. A meno di tre mesi dall’attacco che ha scosso il Medio Oriente, il Jewish Chronicle – citando fonti di alto profilo – ha raccontato nel dettaglio l’operazione, confermando che fu il Mossad ad assassinare lo scienziato, senza l’aiuto degli Stati Uniti. A segnare il destino di Fakhrizadeh era stato nel 2018 il furto da parte di Israele di un immenso archivio sul programma nucleare iraniano: da quelle carte emerse in tutta la sua portata il ruolo dello scienziato, che presidiava le ricerche nei vari aspetti, “la parte scientifica, i siti segreti, il personale e il know how”. A quel punto, era “solo questione di tempo” la sua “dipartita”, ha sottolineato una fonte. 

    L’operazione ha preso il via lo scorso marzo, mentre il mondo era alle prese con gli albori della pandemia di coronavirus. Una squadra di 007 israeliani venne infiltrata in Iran dove si ricongiunse con gli altri agenti locali del gruppo, in tutto oltre 20 persone, un numero elevato. Da quel momento inizio’ la sorveglianza di Fakhrizadeh, seguito passo passo: “Per otto mesi la squadra respiro’ con lui, si sveglio’ con lui, dormi’ con lui, viaggio’ con lui”; venne steso un piano “estremamente dettagliato, minuto per minuto” e si decise di colpirlo durante il tragitto verso la villa ad Absard, fuori Teheran, dove abitualmente si recava il venerdi’. 

    Secondo quanto confermato dal Jewish Chronicle, gli 007 usarono un’arma sofisticata, controllata si’ da remoto ma non via satellite, come sostennero gli iraniani nei giorni immediatamente successivi all’omicidio, quanto piuttosto da agenti sul posto che seguirono ogni movimento dello scienziato durante il viaggio. L’arma, divisa in pezzi e infiltrata in Iran nei mesi precedenti, venne assemblata e montata su una Nissan parcheggiata sul ciglio della strada; sull’auto venne posizionato anche una potente bomba. Il 27 novembre il commando entro’ in azione mentre lo scienziato viaggiava con la moglie in un convoglio di auto con 12 guardie del corpo. All’altezza di un punto prestabilito, gli agenti azionarono l’arma che sparo’ 13 proiettili contro Fakhrizadeh. Fu un’azione di estrema precisione: venne colpito solo lui, la moglie come i guardiaspalle rimasero tutti illesi, ha riferito una fonte, smentendo la narrativa di Teheran secondo cui un bodyguard si sarebbe lanciato verso di lui, interponendosi fra la vittima predestinata e i proiettili. 

    A quel punto, l’esplosivo posizionato con l’arma venne fatto detonare, distruggendo il pick-up in modo da creare il caos per facilitare la fuga del commando ed eliminare le tracce. “C’erano diversi modi di operare ma questo era il piu’ accurato ed elegante per essere sicuri che l’obiettivo venisse colpito. L’obiettivo era evitare che venisse ferito qualcun altro”. Una volta conclusa l’operazione, la squadra del Mossad si dileguo’: “Grazie a Dio tutti i nostri sono riusciti a uscire, nessuno e’ stato preso, non ci sono neanche arrivati vicino”, ha aggiunto una fonte, riconoscendo che “la sicurezza iraniana non e’ affatto male ma il Mossad e’ molto meglio”. “Il regime (iraniano) e’ stato umiliato e devastato, anche il Mossad e’ rimasto sorpreso dal forte impatto” dell’attacco: secondo Teheran “ci vorranno sei anni per trovare un sostituto di Fakhrizadeh” e gli israeliani ritengono di aver spostato in avanti il tempo necessario alla Repubblica islamica per dotarsi di una bomba nucleare, fino a due anni. Contrariamente a quanto circolo’ allora, di tutto cio’ il governo di Washington non era a conoscenza. “Gli americani non furono coinvolti, e’ stata assolutamente un’operazione israeliana. Non era una questione politica ma di sicurezza, non aveva niente a che fare con Trump o le elezioni Usa, del resto e’ successo dopo che Biden venne eletto”. Israele, che non chiese il ‘via libera’, si limito’ “a dare agli americani un piccolo indizio”, esattamente come “fecero loro con noi quando ci avvertirono, prima di uccidere Qassem Soleimani”, il capo delle forze al-Quds, assassinato in un attacco con un drone americano lo scorso gennaio a Baghdad. Per il futuro non sono escluse “altre dipartite”: Israele ritiene l’Iran la principale minaccia alla sua esistenza e intende mantenere la “pressione”. Parallelamente, lo Stato ebraico e’ impegnato nel tentativo di convincere la nuova amministrazione Usa a non ritornare all’accordo internazionale sul nucleare, convinto che si’ abbia costretto Teheran a congelare il programma atomico ma non a smantellarlo, permettendo al regime degli ayatollah di spostare fondi e attenzioni sul sostegno ai movimenti alleati nella regione, destabilizzandola. “La nostra principale strategia di pressione sugli Stati Uniti e’ presentare le nostre informazioni d’intelligence del 2018 all’Aiea. Ma se non funziona, agiremo”, ha assicurato una fonte israeliana. “Agli Usa non piacera’ ma manterremo la nostra sovranita’ e combatteremo ogni minaccia esistenziale”. “Se la situazione diventa critica, non chiederemo il permesso a nessuno: uccideremo la bomba”. Il governo israeliano non ha voluto ne’ commentare ne’ confermare il racconto dettagliato del settimanale ebraico di lingua inglese, edito a Londra. (AGI)

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