L’EXPO a Dubai, in programma dal 1° ottobre al 31 marzo di quest’anno, è un insieme di novità. Si svolge prima volta in un paese del Medioriente ed è la prima volta che Israele partecipa attivamente ad un evento di dimensioni internazionali in un paese arabo. Verrebbe da dire che gli Accordi di Abramo hanno dato il risultato desiderato, in realtà la proposta araba e l’accettazione israeliana sono avvenute molto prima: segnale di una volontà forte di entrambe le parti di conoscersi, di legarsi. Un evento destinato a fare la storia.
Il Padiglione, guidato dal Ministero degli Affari Esteri a Gerusalemme, in collaborazione con altri ministeri, ha voluto creare un palcoscenico per raccontare la vita in Israele, ancorato al passato ed alla tradizione, ma sempre rivolto verso l’orizzonte, al domani. Senza muri e senza confini. Il tema architettonico del padiglione, infatti, riflette il concetto di futuro prossimo. Una statua tridimensionale sul bordo del pendio concede una vista dell’orizzonte, dove si potranno leggere delle lettere, scritte in ARAVRIT. Un nuovo linguaggio, nuovi caratteri: metà in ebraico e metà in arabo. Insieme.
La pendenza all’inizio del padiglione, subito dopo l’ingresso, simboleggia la strada che da percorrere, mentre all’orizzonte c’è il domani. Accanto ci sono delle dune, espressione del deserto, che unisce Israele e i suoi vicini mediorientali, simboleggiando anche il punto di partenza, una tabula rasa tra tradizione e innovazione. Tra gli spettacoli in programma, ce n’è uno particolarmente suggestivo, che porta il nome di “Let’s connect”.
È un’affascinante presentazione audiovisiva di poco meno di 10 minuti, proiettata a 360 gradi, che include un sistema di illuminazione intelligente e specchi robotici, una potente colonna sonora ed un uso sorprendente dell’app del padiglione, che trasformerà i telefoni dei visitatori in un’estensione dei mezzi di proiezione e del suono dello spettacolo, trasformando così i visitatori in una parte significativa dell’esperienza.
Il Commissario del Padiglione è Elazar Cohen, già vice Ambasciatore dell’Ambasciata d’Israele a Roma, mentre il portavoce è Menachem Gantz. Abbiamo intervistato quest’ultimo, che ci ha raccontato le sue sensazioni ed alcuni dettagli su ciò che sarà il padiglione d’Israele, creato da AVS Creative. Già portavoce d’Israele all’EXPO di Milano, Gantz ha conseguito diverse lauree in Giornalismo e Comunicazione, di cui una all’Università di Roma “La Sapienza”. Ha fondato anche una sua azienda MGKonnect. Prima giornalista, poi portavoce ed ufficio stampa, conosce la comunicazione in tutte le sue forme e sfumature, necessarie per trasmettere il messaggio di pace d’Israele all’EXPO 2020 di Dubai.
La partecipazione d’Israele all’EXPO di Dubai è arrivata prima degli Accordi di Abramo. Era un segnale?
Sì, l’invito per partecipare all’EXPO è arrivato un anno prima degli Accordi di Abramo. È un’occasione storica per Israele per dimostrare ai paesi arabi intorno, che non hanno mai visto la nostra terra da vicino, com’è Israele. Gli daremo la possibilità di scoprire il nostro bel paese.
Come sarà il padiglione israeliano? L’ultima volta è stato tra i più belli…
Sarà una tenda aperta, l’idea è di dare un messaggio di benvenuto. Israele invita, senza barriere, file, da noi è tutto aperto. Vogliamo farci conoscere per come siamo: un paese d’innovazione, che offre orizzonti per le sfide umane più importanti, con una diversità sociale e culturale enorme. Vogliamo mostrare che in Israele c’è vita e che contribuiremo a migliorare il mondo. Studiamo da sempre come risparmiare l’acqua, come trovarla, come irrigare i campi e molto altro ancora.
Lo slogan del padiglione sarà scritto in “Aravrit”. Che significa?
Abbiamo unito le lettere in ebraico con quelle in arabo. Sono insieme, congiunte. È un messaggio: insieme possiamo fare la storia, senza limiti. In Medioriente il concetto di ospitalità è molto forte ed il padiglione punta su questo: apertura e ospitalità. Per questo ci tengo molto a ringraziare il paese ospitante, perché la loro volontà di conoscerci era forte almeno quanto la nostra di conoscere loro. È una volontà reciproca splendida. D’altronde il volo Tel Aviv – Dubai dura poco meno rispetto a quello per Roma.