L’Iran ha cominciato a ridurre la sua presenza militare in Siria in maniera significativa, in un primo ritiro dall’inizio del suo coinvolgimento nella guerra civile a fianco del presidente Bashar al Assad. Lo riferiscono fonti della sicurezza israeliana, citate dai media del loro paese. Secondo quanto riportato, Teheran ha iniziato ad evacuare le basi militari vicino al confine con ISRAELE sin dall’inizio dell’epidemia di coronavirus. Gli israeliani, scrive Haaretz, ritengono che ciò sia dovuto alla crisi economica iraniana ma anche alla pressione militare dei raid compiuti dagli aerei con la stella di Davide. Un nuovo attacco nella provincia siriana di Aleppo è stato attribuito ieri dai media arabi ad ISRAELE, che, come in passato, non ha confermato o negato. Già colpito dalle sanzioni americane, l’Iran affronta ora anche le conseguenze economiche del crollo del prezzo del petrolio a causa della crisi globale del coronavirus. Teheran è in questa situazione sempre meno in grado di finanziare milizie sciite armate all’estero, come gli hezbollah libanesi. Inoltre rischia di doversi concentrare maggiormente su questioni interne, se vi saranno nuove proteste di piazza sull’onda del malcontento per la crisi economica e la gestione dell’epidemia. Gli israeliani ritengono anche che Assad cominci a considerare la presenza iraniana come un peso per il suo paese ora che si sta concludendo la guerra civile. I raid israeliani contro postazioni iraniane danneggiano infatti anche le strutture militari siriane. Fin dall’inizio del conflitto, ISRAELE ha chiarito di non voler intervenire nella guerra civile in Siria. Ma al tempo stesso ha avvertito che non avrebbe tollerato una presenza militare iraniana vicino al suo confine, né le operazioni iraniane per rifornire di armi gli hezbollah libanesi. E proprio la pandemia, con la riduzione dei voli, ha reso più difficile trasportare armi per gli Hezbollah dall’Iran al Libano senza attirare l’attenzione.