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    Il Talmud nell’Italia dei ghetti: al via i “Pomeriggi alla Biblioteca Nazionale dell’Ebraismo”

    Una valorizzazione del patrimonio culturale ebraico con un maggiore coinvolgimento dei giovani: questi gli obiettivi del ciclo “Pomeriggi alla Biblioteca Nazionale dell’Ebraismo”, un progetto curato da Giorgio Segré e Gianfranco di Segni.

    Su iniziativa della Fondazione Beni Culturali ebraici, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) e della Biblioteca Nazionale dell’Ebraismo Italiano Tullia Zevi (ex Centro Bibliografico) il progetto è stato inaugurato con l’incontro “Ein Yaaqov e Ein Israel. Le opere che nell’Italia dei ghetti si usavano per aggirare il divieto di possedere il Talmud”, una lezione condotta dal Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.

    L’iniziativa è stata presentata dalla Presidente dell’UCEI Noemi Di Segni, la quale ha sottolineato che «abbiamo un patrimonio infinito e credo che scegliere che cosa approfondire sia davvero difficile, ma è commovente e importante per riuscire a comunicare l’immensità di patrimonio che abbiamo sia internamente ma anche a livello internazionale, sperando che  si possa trovare una modalità di fruizione di  questi momenti anche a livello internazionale».

    Rav Gianfranco Di Segni, introducendo questa prima lezione, ha elencato le numerose copie del testo oggetto dell’incontro presso alcune comunità ebraiche italiane anche molto piccole rispetto a quella romana, dove si sono salvate solo due copie poiché la biblioteca della comunità romana è stata trafugata dai nazisti. Rav Gianfranco Di Segni ha poi ricordato i diversi ruoli del Rabbino capo che gli conferivano particolare autorevolezza sul tema, essendo anche Direttore del Collegio Rabbinico Italiano, docente di Talmud e Presidente del progetto traduzione del Talmud babilonese in italiano.

    «Il Talmud è un’opera fondamentale della letteratura rabbinica che nasce come commento alla Mishnà. È un’opera complicata, nella quale si discute di tutto; se dobbiamo fare una distinzione fondamentale, ci sono due argomenti principali affrontati nel Talmud: Halachà e Aggadàh. L’Halachà rappresenta le regola che dobbiamo osservare. La Mishnà parla di una regola e poi i maestri discutono i casi particolari, come la correttezza della fonte eventuali contraddittori. Tutto ciò che non è Halachà è Aggadàh: tutto il resto, ciò che non è strettamente regola (come le interpretazioni rabbiniche, insegnamenti, storie, leggende…). Le due cose nel Talmud sono mescolate» ha spiegato il Rabbino Capo. 

    Il Talmud babilonese è stato redatto intorno all’anno 500. Fino all’anno 1000 i rabbini locali non avevano codici con regole scritte ordinatamente, ma dovevano consultare il Talmud e ragionare sulle conclusioni. «Era quindi richiesta una grande esperienza e capacità intellettuale», ha chiarito Rav Di Segni. Nell’XI secolo è iniziato il processo di sistemazione della materia e Rabbi Al-Fassi, che viveva in Marocco, a Fez, ha preso le discussioni del Talmud, le ha copiate, sintetizzandole e aggiungendo poi le sue conclusioni. Rabbi Al-Fassi ha creato il primo codice di legge ebraica, un testo fondamentale di studio. Di Segni ha spiegato che in un momento in cui era proibito studiare il Talmud, il Talmud di Al-Fassi si è salvato dal rogo, e quando non si poté più studiare la parte halachica del Talmud, soprattutto in Italia, furono utilizzati i libri dell’Al-Fassi. Quindi la parte normativa si è in qualche modo salvata.

    «L’operazione che era stata fatta da Al-Fassi per la Halachà è stata fatta per l’Aggadàh. All’inizio del Cinquecento c’è stato un maestro che ha iniziato l’opera di tirare fuori in ordine le Aggadoth del Talmud. Si tratta di Yaqov ben Habib, nato in Castiglia tra il 1445 ed il 1450. Nel 1492 è stato colto dall’editto di cacciata, e insieme al figlio Levi ben Habib, si è spostato in Portogallo. Nel 1498 riuscirono a scappare dal Portogallo e raggiunsero Salonicco dove vi era una fantastica biblioteca ebraica. L’idea di scrivere il lavoro sistematico di tirare fuori, in ordine, gli insegnamenti di Aggadàh del Talmud, lo aveva già pensato e cominciato in Spagna ma non era riuscito a farlo perché gli mancavano libri. Arrivato a Salonicco riesce a farlo, ma solo per i primi due ordini del Talmud. Muore intorno al 1515 e non vede la pubblicazione del suo lavoro».

    Il prossimo incontro con il direttore delle Scuole Ebraiche di Roma Benedetto Carucci Viterbi avrà ad oggetto “Il Meor Einayim di Rabbi Azarya de’Rossi (Mantova 1513-1574), la prima opera rabbinica di impostazione critica”.

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