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    Il labile confine tra opinione e fake news

    Molto interessanti in questa settimana gli articoli apparsi su Shalom a firma di Giuseppe Giulietti e Roberto Conticelli su un tema che sta a cuore a tutte le persone con una coscienza democratica ed uno spirito libertario che è quello della Libertà di Opinione e di Pensiero e sulla Libertà di Stampa. Sono questi valori umanistici imprescindibili e che misurano la tenuta della democrazia in qualsiasi paese e non si può non essere d’accordo con Conticelli quando ricorda che tali concetti sono alla base della Costituzione Italiana.  È anche vero però ,come espresso da Giulietti, che il “neorelativismo giornalistico” ha dato voce negli anni ad una risma della peggior specie come quella dei Negazionisti della Shoah o di propagandisti di falsi storici come si è rivelato essere il Ministro degli Esteri russo Lavrov, membro importante di una nomenclatura che da decenni, pur cambiando sistemi politici e personaggi che lo rappresentano, non si fa scrupoli ad eliminare fisicamente o moralmente oppositori politici, dissidenti, giornalisti colpevoli di raccontare i misfatti del regime e di non piegarsi ai voleri degli oligarchi. Si può discutere ed asserire, come fa Conticelli, che proprio dando voce anche a tesi propagandistiche e favolistiche come quelle espresse da Lavrov, qualora ce ne fosse stato bisogno, ci si sia potuti fare una idea definitiva delle aberrazioni alle quali può ricorrere la comunicazione di un sistema antidemocratico come quello russo ma la domanda di fondo rimane: fin dove ci si può spingere attraverso  media visti ed ascoltati da milioni di utenti nell’accogliere fake news?

     

    Quanto è labile il confine tra “opinione” e “propaganda”? Può deontologicamente un media, una testata, un giornalista dare voce a falsità ed aberrazioni prive di veridicità senza quantomeno prenderne le distanze e mostrarsi accondiscendente o nel peggiore dei casi complice nell’essere stato suo malgrado megafono di una fake news?

     

    Credo che il tema meriti l’attenzione del giornalismo italiano e meriti un approfondimento che, proprio partendo dagli articoli di Giulietti e Conticelli, può dar vita ad un tavolo di riflessione che potrà risultare molto utile, soprattutto ad una nuova leva di giornalisti che si affaccia a questa splendida professione e che ha bisogno delle giuste linee guida.

     

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