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    NEWS

    Il cinema dice no al film su Liliana Segre. Il regista: ‘Così si dà vinta all’odio’

    Dopo che il regista Ruggero Gabbai ha comunicato il rifiuto ricevuto dal cinema Orfeo di Milano di proiettare il documentario “Liliana” sulla vita della senatrice Liliana Segre, si è ha acceso un dibattito sul crescente clima di paura e odio che si sta diffondendo in Italia.
    Gabbai, che collabora da anni con la direzione del cinema Orfeo, ha espresso profonda amarezza per questa decisione inattesa, presa nonostante fosse già stata concordata la data di proiezione per il 26 novembre. “Avevamo tutto confermato, ma poi due giorni fa ci hanno comunicato che, per timore, non avrebbero proiettato il film”, ha dichiarato il regista, aggiungendo che una scelta simile rappresenta un rischio per la trasmissione della memoria storica. “Se iniziamo a temere di raccontare la storia di una donna simbolo come Liliana, significa che l’odio sta vincendo”, ha commentato con preoccupazione.
    Felice De Santis, proprietario del cinema, ha spiegato che la decisione non deriva da sentimenti antisemiti, bensì da preoccupazioni per la sicurezza. “Non si tratta di odio verso gli ebrei; conosco Gabbai da anni e proietto i suoi film con regolarità. Ma il clima è troppo delicato e, se dovessero esserci contestazioni o danni alla sala, chi ne risponderebbe? Gestisco una sala privata e devo tutelare l’attività, specialmente in tempi di crisi”, ha precisato.
    L’episodio ha suscitato reazioni istituzionali. Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha dichiarato che la Regione sta valutando la possibilità di offrire uno spazio alternativo per la proiezione. “Stiamo dialogando con i produttori del film per verificare se la Regione possa mettere a disposizione una delle proprie strutture. È anche una questione politica, e desidero ringraziare Gallera per aver preso questa iniziativa”, ha affermato Fontana.
    Andrée Ruth Shammah, direttrice del teatro Franco Parenti, ha commentato duramente la decisione del cinema Orfeo, definendola “una vergogna”. “Non c’è altro termine: vergogna”, ha dichiarato Shammah in un’intervista con La Repubblica. Pur comprendendo le preoccupazioni di De Santis riguardo alla possibilità di subire danni alla sala, ha sottolineato che non si deve cedere alla paura. “Non bisogna lasciarsi intimidire dai violenti, soprattutto ora”, ha affermato, annunciando la disponibilità del teatro Franco Parenti a ospitare la proiezione.
    Questo episodio si inserisce in un contesto di crescente intolleranza. Nei giorni scorsi, a Milano, un murale raffigurante Liliana Segre e Sami Modiano è stato vandalizzato: la parte del volto della senatrice è stata cancellata, lasciando visibile soltanto il numero tatuato sul braccio. “Mi hanno tolto il volto e lasciato solo il numero. Saranno così intelligenti?”, ha commentato Segre con amarezza. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha espresso solidarietà alla senatrice, definendola una guida morale per la città. “Alla sua età, rappresenta i valori democratici della nostra città. Milano non si piegherà alla paura e all’intolleranza”, ha dichiarato.

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