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    Identificati in Germania frammenti di libri di preghiera appartenuti a vittime della Shoah

    Pezzi di legno e carta che raccontano una storia tragica. Erano stati trovati in una buca profonda, durante i lavori stradali a Zuelpich, in Germania, e adesso sono stati identificati come frammenti di libri di preghiera, appartenuti a vittime della Shoah.             

     

    “Si è scoperto che i frammenti erano originariamente in una scatola di legno. Questa era sepolta in una fossa che era stata scavata nel terreno e ricoperta da pietre. Quando sono stati esaminati i frammenti, è apparso subito chiaro che c’erano diversi testi stampati con caratteri in ebraico e gotici”, ha fatto sapere in una nota l’Ufficio per la conservazione dei monumenti del territorio della Renania.

     

    “Gli esperti chiamati dall’Istituto LVR per gli studi e la storia regionale sono riusciti ad identificarli come libri di preghiere ebraici. Sono probabilmente degli anni ’20, come suggerito dalla carta e dalla pinzatura con graffette di ferro”.

     

    I frammenti includono preghiere mattutine, pomeridiane e serali, come lo “Shemà Israel”, L’ “Amidah” ​​e alcuni salmi, secondo quanto riportato da Zenger News.

     

    Il ritrovamento degli oggetti religiosi è avvenuto in una profonda buca scavata durante i lavori. Vista la fragilità dei resti di libri, salvarli è stata “un’impresa laboriosa, perché la carta si era deformata in una massa ed era difficile separare i singoli fogli”.

    Nel corso dell’indagine è emerso che nel luogo del ritrovamento in origine c’era una casa, in cui, secondo la ricostruzione della ricercatrice Rita Reibold degli Archivi della città di Zuelpich, un ebreo, mercante di bestiame, Moritz Sommer, viveva con la sua famiglia.

     

    La casa, che venne poi distrutta durante un bombardamento, era stata utilizzata dai nazisti a partire dal 1941 per farci vivere in condizioni terribili gli ebrei strappati dalle loro abitazioni.  “È probabile che i libri di preghiera siano stati sepolti in una cassetta di legno da Sommer, o da una delle famiglie che hanno abitato lì, sotto le assi del pavimento di un capannone dietro la casa, per nasconderli e proteggerli”, ha spiegato l’agenzia.

     

    Il 20 luglio del 1942, Moritz Sommer, sua moglie Linа e il loro figlio Kurt furono deportati in Bielorussia, dove furono uccisi quattro giorni dopo nel campo di sterminio di Maly Trostenets. Nessuno degli altri che vissero in quella casa è sopravvissuto.

     

    Dopo la fine della guerra, l’area è stata pavimentata ed oggi vi è un monumento dedicato alla memoria di Sommer.

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