Lunedi’ prossimo, esce uno dei libri piu’ attesi di questo fine agosto: con “Possiamo salvare il mondo, prima di cena. Perche’ il clima siamo noi” lo scrittore Jonathan Safran Foer analizza le nostre scelte alimentari legate alla sostenibilita’ ambientale. A suo avviso, se l’uomo continuera’ a non ascoltare cio’ che dice la scienza, la terra avra’ poche possibilita’ di sopravvivere. Ma a cosa e’ dovuta questa tendenza dell’essere umano a non volere credere alle tragedie imminenti? Se lo chiede Safran Foer, paragonando questa tragedia a cui stiamo andando incontro a quella della Shoahe alla testimonianza inascoltata dell’ebreopolacco Jan Karsky che continuava a denunciare l’orrore dei campi di sterminio senza essere creduto. L’essere umano preferisce non guardare o spostare lo sguardo oltre pur di non accettare l’inaccettabile. Lo stesso sta accadendo alla Terra e alla catastrofe annunciata su di essa. Jonathan Safran Foer rimane incredulo nel vedere che i governi non fanno niente per risolvere temi come il riscaldamento globale e l’inquinamento. In “Possiamo salvare il mondo, prima di cena” pero’ non vuole darsi per vinto e offre un ultimo disperato grido di allarme.