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    Germania: magnate libanese compra cimeli Hitler e li dona a Israele

    Un magnate libanese, residente in Svizzera, ha comprato cimeli nazisti per 600 mila dollari a una controversa asta in Germania e li ha donati a Israele per evitare che vengano usati dalla propaganda neo-nazista. 

    Abdallah Chatila, uno dei 300 uomini piu’ ricchi dello Stato elvetico, dove ha costruito una fortuna grazie ai diamanti e alle proprieta’ immobiliari a Ginevra, ha acquistato 10 articoli, tra cui il cilindro di Adolf Hitler, e li ha fatti avere a un’associazione di raccolta fondi israeliana, Keren Hayesod. “Il populismo di estrema destra e l’antisemitismo stanno fiorendo in tutta Europa e nel mondo. Non volevo che questi oggetti finissero nelle mani sbagliate e fossero usati da persone con intenti disonesti”, ha spiegato Chatila al quotidiano Le Matin Dimanche. Tra gli oggetti devoluti, oltre al cilindro, anche la scatola dei sigari del Fuhrer e un macchina da scrivere, cosi’ come un’edizione con la copertina d’argento del Mein Kampf battuta per 130 mila euro. 

    Abdallah Chatila ha ricevuto i complimenti proprio di Menachem Margolin, il presidente dell’Associazione dei rabbini europei che si era impegnato in prima linea per impedire che la casa d’aste facesse affari con oggetti del genere: «Sono orrori che non hanno alcun valore storico». Il rabbino ha invitato Chatila a gennaio a una visita di cento parlamentari europei al campo di sterminio di Auschwitz, «dove riceverà un premio». Dal cappello di Hitler al vestiti di Eva Braun, erano stati venduti oggetti appartenuti agli uomini più importanti del Terzo Reich, generando dure reazioni da parte della comunità ebraica tedesca, alle prese gli ultimi mesi con il moltiplicarsi degli episodi antisemiti. «Inizialmente volevo distruggere tutto», ha spiegato Chatila alla Bild: «Poi invece ho deciso di regalarli agli ebrei. Loro più di chiunque altro hanno sofferto sotto Hitler, personificazione del Diavolo. Loro dovranno decidere che farne». 

    Mr. Chatila ha 45 anni, è nato a Beirut e scappato con la famiglia dalla prima guerra civile in Libano nel ’76, è di religione cristiana. Dopo aver vissuto dieci anni in Italia, a Valenza (suo padre era commerciante di gioielli), si è trasferito in Francia, poi in Svizzera, dove ora vive. Laureato in gemmologia e appassionato di diamanti, oggi è uno dei 300 uomini più ricchi del Paese, con un fatturato annuo di 250 milioni. Fa l’imprenditore immobiliare, investe in alberghi e ristoranti a Ginevra ed è diventato un filantropo, con l’associazione Sesam Foundation che si occupa tra il resto di rifugiati in Siria, Giordania e Palestina. «Ho speso 600 mila euro per dieci memorabilia su 12 e lo rifarei mille volte – racconta -, ho solo il rimpianto di non essere riuscito a comprarli tutti». È ha concluso: «Non l’ho fatto per gli ebrei, ma per tutta l’umanità. Credo che sia importante che la gente non dimentichi che Hitler è veramente vissuto. In un’epoca di razzismo e rigurgiti neonazisti, se bastassero 600 mila euro per cancellare le storie più nere dell’umanità, li spenderei ogni mese».

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