È il gas il motore del viaggio appena terminato di Mario Draghi in Israele. Lo ammette lo stesso presidente del consiglio al primo ministro israeliano Bennet: “sul fronte energetico, lavoriamo insieme nell’utilizzo delle risorse di gas del Mediterraneo orientale e per lo sviluppo di energia rinnovabile. Vogliamo ridurre la nostra dipendenza dal gas russo e accelerare la transizione energetica verso gli obiettivi climatici che ci siamo dati”. Per il governo italiano – come ha sottolineato più volte in questi mesi Draghi – è un tema prioritario. In particolare, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, con attenzione al gas naturale di cui Israele dispone ingenti risorse.
In un recente incontro con la stampa, il premier ha ricordato gli studi di fattibilità finanziati dall’Unione europea per il progetto del gasdotto EastMed, in via di conclusione. Si tratta – si legge sul Sole 24ore – “di un’infrastruttura della lunghezza di 1900 chilometri, di cui un terzo su terraferma e il resto in mare – passando per Cipro e Grecia – con l’obiettivo di importare in Europa 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno e arrivare a 20 miliardi. Il costo della pipe-line è stimato in almeno 6 miliardi di euro, cui si aggiungerebbero i costi per l’ultimo tratto – denominato Poseidon – per i 216 chilometri di collegamento tra la Grecia e la Puglia. Il gasdotto, osteggiato dalla Turchia ma anche (inizialmente) dagli Stati Uniti, ha già ricevuto il benestare della Commissione Europea, che lo ha inserito fra i progetti di interesse comune, e si prepara a ricevere ingenti finanziamenti pubblici europei e privati”.
Italia e Israele sono tra l’altro membri fondatori dell’East Mediterranean Gas Forum, nel quale continuano a collaborare per l’utilizzo comune delle risorse di gas del Mediterraneo orientale, nonché per lo sviluppo di energie rinnovabili, come l’idrogeno, e la loro commercializzazione. L’Italia condivide anche con Israele la volontà di accelerare la trasformazione dei sistemi energetici, di fare leva sull’innovazione tecnologica e di rilanciare continuamente la cooperazione su “ricerca e sviluppo” e le sue ricadute industriali. In quest’ottica si sono tenute, nel novembre 2021, consultazioni tematiche a livello ministeriale su temi prioritari tra cui: energie rinnovabili; idrogeno; reti digitali intelligenti; veicoli elettrici.
Secondo il Sole24ore, si guarda soprattutto al “maxi giacimento ribattezzato Leviathan, localizzato a 130 chilometri da Haifa, il più grande giacimento di gas naturale finora scoperto nel Mediterraneo – che confina praticamente con quello egiziano, Zhor, scoperto dall’Eni.
“Certamente la visita del presidente Draghi in Israele è legata anche ad una riflessione sulla situazione energetica e non possiamo che esplorare tutte le possibilità per far sì che anche quel gas naturale di cui è ricco Israele possa essere parte di una strategia” italiana di diversificazione delle forniture energetiche”, dice in audizione la viceministra agli esteri Marina Sereni alla Camera. Sui tempi, “dobbiamo continuare a lavorare insieme ad Israele e a tutti gli altri partner del Mediterraneo ma non possiamo prevedere che siano particolarmente stretti per mettere a regime la fornitura in Europa del gas che proviene da Israele”.
E da parte di Israele, la ministra israeliana per l’energia Karine Elharrar si recherà in Egitto per discutere di forniture di gas israeliano destinato all’Europa con il presidente Abdel Fattah al-Sissi e con il ministro egiziano per il petrolio e le risorse minerali Tarek al-Mulla. Lo ha riferito la televisione pubblica israeliana Kan. L’obiettivo è di lavorare ad un memorandum di intesa sul trasferimento di gas israeliano in Egitto attraverso una pipeline già esistente e per il suo successivo inoltramento verso l’Europa in forma liquida.
Proprio questa possibilità, che l’Europa possa servirsi del gas naturale israeliano è stata evocata da Draghi e dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.