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    Dopo la morte di George Floyd è possibile un’America migliore ?

    di Michael Laitman

    “E pluribus unum” questo è il motto raffigurato sullo stemma statunitense, un motto particolarmente significativo per la veglia funebre di George Floyd ucciso dalla polizia americana. “Da molti uno soltanto”, ecco lo scopo ultimo di tutte le società, nonché l’unica vera cura per sanare tensioni razziali come quelle che attualmente stanno soffocando gli Stati Uniti e numerose altre città di tutto il mondo. Ma è ancora possibile immaginare un futuro scenario positivo partendo dal punto in cui siamo ora con ferite nella società ancora sanguinanti? Ebbene, non abbiamo alternativa.

    Socialisti, comunisti, capitalisti, ricchi, poveri, genti di ogni razza, colore della pelle, provenienza ed esperienza di vita formano un crogiolo di culture in un’America che potremmo definire una moderna Babilonia, con le stesse lotte intestine che caratterizzarono quell’antica civiltà.

    La storia dell’umanità è costellata da guerre atroci, lotte fratricide nate dalle iniquità, dalla discriminazione, dal razzismo e dalla xenofobia. Tutte queste piaghe sociali hanno una radice comune: il desiderio innato della natura umana di sminuire o addirittura annullare l’altro per trarne beneficio personale. Di generazione in generazione, con lo sviluppo dell’umanità, l’egoismo si è gonfiato a dismisura fino a creare distanze significative e complesse.

    Oggi siamo arrivati a tali livelli di odio reciproco che se non saremo capaci di perseguire l’unione per compensare la nostra natura ostile distruggeremo l’umanità. L’esperienza ci avverte che un cambiamento profondo è difficile da mettere in atto in quanto presuppone che abbandoniamo la zona di comfort contro le proteste del nostro egoismo che cerca in tutti i modi di rimanere attaccato al solito status quo. L’abitudine al pregiudizio ci limita e ci fa resistere al cambiamento.

    Di solito si guarda al passato per fare delle proiezioni sul futuro, ecco che risulta quindi difficile immaginare un domani luminoso.

    Eppure, se fossimo capaci di vedere le condizioni attuali come terreno fertile per una trasformazione profonda, vedremmo questo momento di sfida come un invito ad abbandonare un passato distruttivo per abbracciare un nuovo livello di coesistenza.

    L’umanità è una grande famiglia che vive in un’unica casa chiamata pianeta Terra, in cui dipendiamo totalmente gli uni dagli altri. Quindi, non abbiamo scelta se non quella di dover trovare un accordo e coltivare relazioni umane positive al di là di tutto ciò che ci divide: sesso, razza, religione, ideologia, provenienza o interessi. L’obiettivo non è quello di cancellare le differenze bensì di utilizzarle come strumento per raggiungere uno stato più elevato dove ci completiamo gli uni con gli altri al fine di raggiungere pace, comprensione e supporto reciproco.

    In quest’epoca non possiamo pensare di curare l’odio con la separazione e viceversa, poiché la separazione non ci condurrà mai all’amore. L’unica cura per l’odio è l’amore. Termini quali amore, inclusione e unione potrebbero suonare forzati dato che nessuno vuole connettersi veramente. Questo va contro la nostra natura, ossia la natura di ricevere solo per noi stessi. Proprio per questo, la natura ci sta spingendo nella direzione in cui dobbiamo andare, ci scuote duramente affinché rispettiamo le sue leggi di mutua responsabilità e impariamo da esse come risolvere le nostre difficoltà..

    Guardando la natura ci accorgiamo che, nonostante la continua lotta per la sopravvivenza, i suoi elementi mantengono sempre l’equilibrio dell’intero sistema che porta crescita e prosperità. Non dimentichiamo poi che le lotte in seno alla natura contribuiscono ad una sana evoluzione delle specie. L’interdipendenza di ogni elemento in un sistema chiuso, circolare, stimola e promuove i principi di uguaglianza e connessione: gli stessi principi di una famiglia unita dove ogni membro è diverso e va a completare gli altri. Questo è l’unico modo per mantenere e assicurare armonia e vitalità a tutti.

    La pressione che esercita il nostro mondo globalizzato rappresenta la prima volta che la natura chiede a noi tutti, senza eccezioni, di comprendere chi siamo, il mondo in cui viviamo e l’urgenza di dover sfruttare la forza dell’amore che ci lega.

    Anche piccoli passi verso l’unione, superando le differenze, apporteranno un grande cambiamento positivo per diventare “da molti, uno soltanto”!

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