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    CORONAVIRUS: NUOVO RECORD DI MORTI IN IRAN, 337 IN 24 ORE

    In Iran è il giorno del bilancio ufficiale più triste dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Sono ben 337, infatti, i morti a causa del Covid-19 registrati nelle ultime 24 ore, secondo quanto riferito ieri dalla portavoce del ministero della Salute di Teheran, Sima Lari, nel corso del suo consueto punto stampa quotidiano. Sono inoltre 4.251 i nuovi casi diagnosticati nella Repubblica Islamica, il Paese più colpito nella regione dove, dall’inizio dell’emergenza, si contano 30.712 decessi ed oltre 534mila infezioni. A Teheran la situazione è “drammatica”, con “decine di migliaia di morti” a causa del coronavirus, e il governo “tenta di nascondere la realtà”. Lo denuncia in un’intervista ad Aki-Adnkronos International Taher Djafarizad, presidente dell’associazione ‘Neda Day’ di Pordenone che prende il nome dalla studentessa iraniana uccisa durante le proteste antigovernative del 2009. Mentre nella capitale della Repubblica islamica sembra farsi largo l’ipotesi di un lockdown totale di almeno due settimane per frenare i contagi, come evidenziato dal presidente del consiglio comunale, Mohsen Hashemi, Djafarizad sostiene che gli ospedali sono al collasso e “ogni famiglia ha perso almeno uno dei suoi membri” dall’inizio della pandemia. 

    Ufficialmente a Teheran si registrano quotidianamente quasi 150 morti da Covid-19 mentre i decessi dall’inizio dell’emergenza sono quasi 15mila. Secondo l’attivista, invece, i numeri reali sono ben più alti. “Nella sola Teheran si contano oltre 20mila morti e non parliamo di Qom – spiega – Molti vengono sepolti nei cimiteri senza nome e mai nella storia dell’Iran ci sono state condizioni tanto spaventose”. Djafarizad, che sostiene di essere in contatto con fonti all’interno degli ospedali in Iran, afferma che il lockdown preannunciato dalle autorità della capitale “non servirà” a superare l’emergenza e questo soprattutto a causa delle condizioni economiche della popolazione. “Non c’è controllo in una città di oltre 13 milioni di abitanti dove le persone non hanno il pane e l’inflazione è a tre cifre – conclude – Prostituzione, droga e violenza, stanno portando l’Iran ai livelli del Venezuela”. 

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