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    Clotilde Pontecorvo: conoscere per pensare

    “Conoscere per pensare”: se dovessi – e se si potesse – riassumere in tre parole l’impressione vividissima che conservo di Clotilde Piperno Pontecorvo z”l, prenderei in prestito questa sua formula, titolo di una pubblicazione edita da Loescher nel 1990, che condensa la sua opera di cattedratica, i suoi interessi di studiosa e anche la sua filosofia di vita. “Conoscere per pensare” è per me al tempo stesso anche un monito, forte, e una risposta al tarlo del dubbio che a volte tenta di insinuarsi nelle coscienze degli adolescenti per indurli a credere, per esempio, che lo studio serva a ben poco; e lo scrivo ben sapendo che la conoscenza non si acquista solo sui libri di scuola, ma nella convinzione che questi costituiscano comunque uno strumento più che utile.

     

    Proprio sui temi connessi con il rapporto tra identità ed educazione e tra linguaggio e apprendimento si è imperniata negli anni l’attività della professoressa Pontecorvo, che tra l’altro è stata Ordinario di Pedagogia e poi di Psicologia dell’educazione nelle università di Salerno e Roma Sapienza, ma anche, presso quest’ultimo ateneo, Professore di Psicologia dell’alfabetizzazione e di Psicologia dell’interazione discorsiva. Era, la sua, la prospettiva di una mente aperta al mondo e certamente scevra da ogni confessionalismo, eppure al tempo stesso assolutamente ebraica nel riconoscere e rivendicare la centralità dell’apprendere: lei stessa aveva più volte, orgogliosamente, affermato, anche ricordando i risultati dei censimenti dell’Italia postunitaria, che gli ebrei non sono mai stati analfabeti.

     

    Un altro tratto in cui può ravvisarsi una matrice ebraica è, nei suoi scritti, il valore riconosciuto alla dialettica: Discutere per ragionare: la costruzione della conoscenza come argomentazione è il titolo di un suo saggio apparso a metà anni Ottanta sulla “Rassegna di psicologia”. Difficile non pensare al pilpul, metodo di studio degli scritti talmudici che consiste proprio in un’analisi sistematica e dettagliata del testo, condotta attraverso serrate discussioni e resa possibile da queste. Anche a giudizio di Clotilde Pontecorvo, per conoscere è determinante dibattere: sono proprio le argomentazioni di chi non si lascia convincere, infatti, a spingere il discorso a un livello più alto e raffinato di elaborazione.

     

    Per un decennio è stata Consigliere dell’UCEI, ha fatto parte – con Gavriel Levi, Amos Luzzatto, Giacomo Saban e altri – del comitato di redazione della Rassegna mensile di Israel e ha ricoperto, in ambito ebraico e non, una tale quantità di incarichi che risulterebbe difficile elencarli senza dimenticarne qualcuno. A me piace piuttosto ricordarla quando, poco più di un paio di anni fa, collaborò fattivamente e con entusiasmo con il Dipartimento Beni e attività culturali della CER all’organizzazione della cerimonia di consegna di un attestato di benemerenza alla famiglia Sensi, presso la quale era stata nascosta, bambina, nei giorni a ridosso di quel terribile 16 ottobre del 1943; si trattava di una delle prime manifestazioni in presenza dopo il periodo peggiore della pandemia, forse della prima in assoluto. Clotilde Piperno Pontecorvo volle esserci per rendere pubblicamente la propria testimonianza.

     

    Sia il suo ricordo di benedizione. 

     

     

     

     

    Gabriella Yael Franzone – Dipartimento Dipartimento Beni e Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma

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