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    Cerimonia per non dimenticare la deportazione nel 1943 di oltre 2000 carabinieri

    Questa
    mattina a Roma presso il Comando delle scuole dell’Arma dei carabinieri e il
    Comando della Legione Allievi Carabinieri si è svolta la cerimonia in ricordo
    della Deportazione di oltre duemila Carabinieri ad opera delle truppe naziste
    il 7 ottobre del 1943. Una celebrazione che è stata insieme misurata e solenne
    proprio in uno dei luoghi dove settantacinque ani fa avvenne la cattura. Un
    luogo segnato anche dalla presenza di numerose pietre di inciampo, quelle
    pietre della memoria che segnano oramai gli indirizzi della tragedia nelle
    strade di molte città di Europa. Cosi la rievocazione congiunta del Generale di Corpo d’Armata Giovanni
    Nistri e dei vertici dell’ebraismo italiano con la partecipazione della
    presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, della
    presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello e del Rabbino capo
    Riccardo Di Segni.

    Esiste
    un forte legame tra la memoria degli ebrei romani e quella dei carabinieri: la
    deportazione del 16 ottobre, la grande razzia degli ebrei romani, venne infatti
    preceduta dal disarmo dei carabinieri. Furono i nazisti a volere la resa dei
    conti con quei soldati che il 25 luglio del 1943 avevano arrestato Mussolini,
    che, dopo l’8 settembre, avevano resistito armi in pugno all’occupazione
    tedesca di Roma, che avevano partecipato alle quattro giornate di Napoli della
    fine di settembre. I comandi tedeschi temevano il giuramento di fedeltà reso
    dai Carabinieri al Re e il loro possibile frapporsi tra la popolazione ebraica
    della capitale e gli autori della prossima razzia. Per questo la presidente Di
    Segni ha parlato di “eroi silenziosi o sconosciuti che oggi ricordiamo nel
    clima di stretta collaborazione e amicizia che ci lega all’Arma, cui rinnoviamo
    la nostra più profonda gratitudine”.

    “La
    deportazione dei Carabinieri – ha proseguito Di Segni –  preceduta dal disarmo, fu il preludio a
    quanto avvenne nell’antico Ghetto all’alba del 16 di quel mese, e la
    deportazione dei 1024 correligionari. Arrestando oltre 2mila carabinieri,
    obbedendo al doppio ordine di Kappler, del maresciallo Graziani, i nazisti
    riuscirono a liberarsi di un potenziale inciampo, forse il più significativo,
    ai loro piani persecutori”. Ma si tratta di un ricordo, spiega la Di Segni, che
    non è solo volto al passato ma è “anche l’opportunità per interrogarsi sui
    valori difesi allora e da difendere oggi”.

    Dopo
    la preghiera del Cappellano militare, la lettura in ebraico del Salmo 130 da
    parte del Rabbino Di Segni ha suscitato commozione ed interesse nel pubblico
    presente. “I nostri giovani  – ha
    concluso Noemi Di Segni – non possono neanche lontanamente comprendere il tuono
    di uno sparo, la violenza di un comando urlato in tedesco, lo sguardo
    penetrante di chi ne desidera l’annientamento e di chi obbedisce obnubilato
    dalla irragionevolezza. La guardia deve restare alta per poter davvero
    proseguire il cammino tracciato dalla Costituzione, per tenere l’Italia desta”.

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