
Le recenti dichiarazioni di Giuseppe Conte, in cui chiede agli ebrei di dissociarsi da Israele, hanno suscitato un’ondata di polemiche e indignazione, in particolare da parte delle comunità ebraiche di Roma e Milano e di numerosi esponenti politici, che hanno definito le affermazioni del leader del M5S discriminatorie e potenzialmente antisemite.
Già nei giorni scorsi la dichiarazione di Conte era stata definita “oscena” dal direttore di ‘Shalom’ Ariela Piattelli, che in un editoriale ha ricordato come richieste simili in passato abbiano contribuito ad alimentare un clima antisemita.
Il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Victor Fadlun, ha reagito con fermezza in una lettera indirizzata al direttore de ‘Il Foglio’: “Non siamo qui per dissociarci da Israele. Israele è la nostra carne, la nostra storia, il nostro respiro. Non ci dissociamo, non ci discolpiamo, non ci nascondiamo. Non siamo colpevoli in quanto ebrei”. Fadlun ha poi ricordato l’appello di Conte sia una “replica inquietante di quel ‘Davide, discolpati’ che Rosellina Balbi denunciava su ‘Repubblica’ nel luglio 1982, dopo che un corteo sindacale scaraventò una bara davanti alla sinagoga di Roma per protestare contro le azioni del governo Begin in Libano. Pochi mesi dopo, il Tempio Maggiore fu teatro di un attentato terroristico, in cui perse la vita il piccolo Stefano Gaj Taché. “Allora il dito era puntato su Israele. Oggi è quello di Conte, che abusa del termine ‘sterminio’, lo scandisce e lo cuce alla bandiera di Israele davanti alle telecamere.”
Sul medesimo tono si è espresso Walker Meghnagi, presidente della Comunità Ebraica di Milano, dichiarandosi “esterrefatto” dalle parole di Conte e definendole “razziste e anticostituzionali”. Meghnagi ha inoltre lanciato un appello al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché intervenga ufficialmente sulla questione.
Anche dal mondo politico si sono levate dure critiche. Il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan, ha accusato Conte di aver compiuto “un atto di razzismo”, ricordando che la definizione di antisemitismo adottata dal governo Conte stesso stabilisce che attribuire agli ebrei la responsabilità per le azioni di Israele costituisce una forma di antisemitismo. Maria Stella Gelmini, esponente di Noi Moderati, ha messo in guardia contro il rischio che la manifestazione pacifista del 5 aprile si trasformi in un “raduno antisemita”. Ivan Scalfarotto, di Italia Viva, ha criticato aspramente Conte con un post su X: “Ci si chiede cosa sia l’antisemitismo. Per esempio, pensare che tutti gli ebrei italiani siano prima di tutto ebrei, una categoria. Poi, forse, eventualmente, anche degli italiani”.