La Storia raccontata attraverso le vicende di un uomo e della sua grande passione per lo sport. David Bolchover – vincitore con questa biografia del William Hill Prize, il più prestigioso premio per la letteratura sportiva – narra la vita di Béla Guttmann, allenatore sopravvissuto ai campi di sterminio e divenuto ‘profeta’ in Italia e in Europa. Per la prima volta oltre alla fama calcistica, la sua vita viene sviscerata anche nelle parti più buie come gli anni dell’Olocausto.
Un personaggio affascinante e maledetto. Prima di Pep Guardiola e prima di José Mourinho, c’era Béla Guttmann: la prima vera superstar del calcio. Sorprendentemente, Guttmann fu l’unico della sua famiglia a sopravvivere: suo padre, sua sorella e la sua famiglia allargata furono assassinati dai nazisti. Ungherese, Guttmann fu l’ultimo, nell’immediato secondo dopoguerra, del folto nucleo di allenatori magiari che giunse in Italia per arricchire il nostro calcio. Prima di lui Arpad Weisz che, dopo aver vinto tutto con l’Inter e il Bologna, fu deportato e ucciso con tutta la sua famiglia ad Auschwitz nel 1944 ed Erni Erbstein, scampato alla Shoah, morì con il Grande Torino nell’incidente sulla collina di Superga il 4 maggio del 1949.
Già calciatore del MTK Budapest e della compagine ebraica di Vienna, l’Hakoah, divenne un allenatore giramondo. Guttmann sbarcò in Italia nel 1949 allenando in prima battuta Padova e Triestina. Nel 1953 fu ingaggiato dal Milan, dove portò, oltre al fuoriclasse uruguagio Schiaffino, su consiglio del “Paron” Nereo Rocco, il “mulo” triestino e futuro capitano Cesare Maldini. Allenatore già di grande fama, strappò un ricco contratto al Benfica nel 1959. A Lisbona vinse due campionati e due Coppe dei Campioni, lanciando un giovane ragazzo proveniente dal Mozambico: Eusebio, la “Pantera nera”. La cesura con i lusitani avvenne proprio dopo l’ultima grande vittoria nella finale contro il Real Madrid di Puskas e Di Stefano. Negatogli un ulteriore riconoscimento economico al rinnovo del contratto, memorabile fu la sua profezia tutt’oggi ancora valida: “Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d’Europa e il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni”. Era il 1962, da quel giorno anche Guttmann non vinse più trofei, ma istrione come sempre, proseguì la sua gloriosa carriera in Europa e in Sud America fino alla metà degli anni Settanta.
Di tutta la sua vita era rimasta misteriosa solo una fase, quella terribile relativa alla Shoah. Per la prima volta l’autore David Bolchover ricostruisce la vicenda di come Guttmann sia sfuggito al genocidio. Una storia tragica e avventurosa, come tutta la sua biografia disponibile dal 30 gennaio 2020 in tutte le librerie.