Agnes Keleti, atleta israelo-ungherese sopravvissuta alla Shoah e più anziana vincitrice di medaglie olimpiche, è morta questa mattina a Budapest, all’età di 103 anni. Era stata ricoverata in ospedale il 25 dicembre in condizioni critiche per una polmonite.
Agnes Keleti è stata una ginnasta cinque volte campionessa olimpica.
Il desiderio di Agnes era diventare musicista, ma il papà atleta, non senza ragione, l’ha condotta in palestra fin da bambina. A 16 anni, dopo aver conquistato il primo titolo di campionessa ungherese, si allenava per affrontare la sfida di Tokyo 1940, ma le Olimpiadi non si svolsero per lo scoppio della II Guerra Mondiale. Con la mamma e la sorella si salvò dalla Shoah, mentre il padre insieme a molti parenti fu ucciso ad Auschwitz.
Lottare e tornare all’attività agonistica è stato per Agnes il segreto per ricominciare a vivere. Il successo nello sport non si è fatto attendere con la convocazione per Londra 1948 e la triste rinuncia per infortunio. Tanti avrebbero deciso di cercare lavoro e abbandonare la ginnastica: non lei. Alle Olimpiadi di Helsinki Agnes ha 31 anni, tutti la considerano vecchia, lei corona il sogno di salire sul gradino più alto del podio conquistando la medaglia d’oro nel corpo libero e l’argento in altre 3 specialità. A Melbourne, 4 anni dopo, riesce nuovamente a stupire: vince 4 ori e 2 argenti e contende ad armi pari la ribalta alle giovanissime avversarie.
In Australia Agnes decide di restare: chiede asilo politico e da lì compie l’alyiah. In Israele, a Netanya al Wingate Institute comincia la terza vita di esperta allenatrice in grado di formare nuove generazioni di campioni. Con il leggendario Mark Spitz condivide il primato di atleta ebrea ad aver conquistato il maggior numero di medaglie olimpiche.
Imperterrita e disincantata ha sempre ripetuto il suo motto: “Sopravvivere è molto più importante che vincere allori, le medaglie non hanno alcun significato”.