E’ stato inaugurato a Roma il Congresso dell’Associazione
internazionale dei Giuristi ebrei. “Un’associazione – ha spiegato, in
apertura, il presidente Lindz – che nel mondo è considerata quella che difende fortemente
il popolo ebraico e, piu’ in generale, i diritti dell’uomo, come riconosciuti
dalla Comunità internazionale in questo dopoguerra dalle principali
Dichiarazioni di principio, a partire da quella ONU del 7 dicembre 1948. Siamo
consapevoli del ruolo che la nostra associazione ricopre: a maggior ragione in
un contesto internazionale segnato – per la prima volta dalla Seconda guerra
mondiale – dal ritorno d’un vero e proprio odio antiebraico (vedi l’ ultimo
attentato di Pittsburgh). E in cui negare la realtà della Shoah rappresenta il
primo passo per delegittimare alla base lo Stato d’Israele”. “Uno
Stato – ha aggiunto Offra G. Farhi, Viceambasciatrice israeliana in Italia –
che deve affrontare non solo il terrorismo internazionale ma, muovendosi a piu’
livelli, anche le altre sfide di razzismo, antisemitismo, negazionismo. Mi
auguro che questi giorni di Congresso, con la partecipazione di giuristi
esperti e altamente specializzati, permettano di definire nuovi strumenti per
affrontare meglio queste sfide”.
“Questa conferenza – ha ricordato Noemi Di Segni,
Presidente dell’ UCEI – cade in un duplice anniversario: l’80mo delle leggi
razziali in Italia e il 70mo della fondazione di Israele. Gli avvenimenti dal
1938 al 1943 “e dintorni” chiaramente furono percepiti, dagli ebrei
italiani, come un tradimento da parte dello Stato: proprio per questo, dopo la
guerra, l’Assemblea Costituente si preoccupò di ribadire piu’ volte nella nuova
Costituzione, con l’apporto essenziale di molti giuristi ebrei italiani, l’essenzialità
dei diritti dell’ uomo e del cittadino”.
Ruth Dureghello, Presidente della Comunità Ebraica Romana, ha
voluto richiamare l’attenzione sui rischi gravissimi che la democrazia corre
quando la legge è asservita alla politica, e la politica nega i diritti
essenziali dell’uomo. “La Torah – ha ricordato – resta tuttora, in
sostanzia, un modello di libertà religiosa e civile: da qui cerchiamo di
ripartire”.
Rav Riccardo Di Segni, Rabbino capo della CER, da medico ha
ironizzato sulla passione degli ebrei per il diritto (col quotidiano studio
della Torah e del Talmud, coi suoi cavilli): “malattia genetica tipica del
popolo ebraico”. “Nell’80mo delle leggi razziali – ha aggiunto Di
Segni – ricordiamo che tanti ordinamenti giuridici di oggi, non solo in Israele
ma anche in America Latina, devono molto al contributo di quei giuristi ebrei che
dovettero lasciare l’Italia col 1938. Mentre oggi i giuristi ebrei in ogni
Paese, devono non solo difendere gli ebrei dalle manifestazioni di
antisemitismo, ma anche trovare soluzioni adeguate a problemi pratici che le
norme attuali non risolvono: ad esempio, la pratica della macellazione rituale,
presente nell’ebraismo e nell’islam, di cui molti rilevano il contrasto col
diritto dell’animale alla sua integrità fisica”.
In ultimo, Giovanni Maria Flick, già avvocato, presidente
Corte Costituzionale e ministro di Grazie e Giustizia, ha ricordato – in questo
2018 che vede anche il 70mo della costituzione italiana – il dovere di tutti
gli italiani di riparare all’infamia sia delle leggi dell’38 che della nostra
partecipazione attiva, dopo l’8 settembre ’43, alla “Soluzione
finale”. “Ma qual è oggi “, sì è chiesto Flick, “l”
effettivo tasso d’applicazione in Italia della Costituzione e della
Dichiarazione ONU dei Diritti dell’uomo? Oggi, comunque, quel che devono fare
tutte le democrazie è soprattutto rafforzare la tutela dei soggetti deboli e
della loro dignità sociale, e difendere i diritti di tutti i cittadini,
compresi i diritti “di nuova generazione”: ad un ambiente salubre, a
uno sviluppo economico sostenibile, ed anche a mantenere la propria diversità,
minacciata dai fenomeni di assimilazione forzata”.