L’ex spia Jonathan Pollard potrà stabilirsi in Israele. L’analista della marina americana ha scontato 30 anni di carcere per spionaggio a favore d’Israele, in un caso che provocò forti tensioni fra i due paesi alleati. Condannato all’ergastolo nel 1987, è stato posto in libertà vigilata nel novembre 2015. Il dipartimento di Giustizia ha annunciato la fine dei provvedimenti restrittivi, lasciandolo quindi libero di trasferirsi in Israele, come ha più volte detto di voler fare. Il via libera per Pollard rappresenta un altro gesto verso Israele dell’amministrazione Trump, nota Times of Israel. Israele gli ha concesso la nazionalità nel 1995 e il primo ministro Benyamin Netanyahu ha più volte chiesto clemenza a Washington.
Pollard, che oggi ha 66 anni, fu arrestato nel 1985 con l’accusa di aver passato documenti riservati agli israeliani, comprese immagini satellitari del quartier generale dell’Olp a Tunisi, poi usate per un raid aereo. Cia, Fbi e altre agenzie d’intelligence consideravano la vicenda un tradimento grave e negli anni novanta l’allora capo della Cia George Tenet minacciò le dimissioni se Pollard fosse stato liberato. Ma ormai è passato molto tempo, Pollard ha trascorso lunghi anni in carcere, e ora lui e la moglie soffrono di gravi problemi di salute. “Sarei sorpreso che attuali leader della comunità dell’intelligence vogliano esprimere forti opinioni su Pollard”, ha detto al Washington Post Stephen Slick, ex capo della stazione Cia a Tel Aviv. “I suoi reati furono gravi, il danno inflitto fu reale e Israele dimostrò scarso giudizio nel portare avanti questa operazione che danneggiò i rapporti bilaterali, ma è una vicenda di un’altra generazione – ha commentato – Pollard fu giustamente punito e il caso fu un utile deterrente per alleati che potrebbero essere tentati dal trarre vantaggio dai rapporti bilaterali di sicurezza”.