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    “Aiutateci a riportare a casa il corpo di mio padre”. Ecco l’appello di Sophie, figlia di Eli Cohen

    “Chiedo agli Emirati Arabi Uniti, che occupano un posto di rilievo nell’intera regione e nello scenario internazionale di aiutarci a mediare con i siriani, per rimpatriare il corpo di mio padre”. Questo è l’appello lanciato attraverso il canale arabo i24news da Sophie Ben-Dor, figlia del leggendario agente del Mossad, Eli Cohen, ucciso a Damasco nel 1965.

    Da allora, nonostante le numerose richieste da parte della famiglia, i resti del corpo della spia israeliana non sono ancora stati restituiti. La Siria si è sempre opposta e non ha mai svelato il luogo della sua sepoltura.

    Egiziano d’origine ebraica, Eli Cohen si trasferì in Israele nel 1957. Entrato nel Mossad, nel 1961 con un’identità fittizia riuscì a infiltrarsi nelle più alte gerarchie siriane, fino ad essere nominato viceministro della Difesa, grazie ad uno dei suoi migliori amici, il generale Amin al-Hafiz, divenuto nel frattempo presidente. Cohen ottenne preziose informazioni politiche, militari ed economiche, che inviava regolarmente al Mossad via radio. La copertura saltò nel 1964, quando vennero intercettate le sue trasmissioni dalla radio dell’esercito siriano. Cohen fu arrestato, torturato e condannato a morte da un tribunale militare. A nulla valsero gli appelli della moglie, di alcuni Governi occidentali e di Israele che propose uno scambio con undici agenti segreti siriani catturati dal Mossad. Il 18 maggio 1965, filmato dalle telecamere, venne pubblicamente impiccato nella Piazza dei Martiri di Damasco. Aveva 40 anni. Due anni dopo le sue informazioni saranno decisive per la vittoria d’Israele nella Guerra dei Sei Giorni.

    Nel 2021 la Russia accettò la richiesta d’Israele di mediare con i siriani per la restituzione delle spoglie dell’agente segreto. Secondo la stampa locale, esperti russi supervisionarono il cimitero del campo profughi di Yarmouk, nei pressi di Damasco, dove si pensava fosse sepolto il corpo. Tuttavia, le ricerche non ottennero il risultato sperato. 

    Secondo la figlia di Cohen, la mediazione degli Emirati Arabi Uniti con i siriani può essere un valido aiuto: “Penso che sia un’idea eccellente. – ha aggiunto Sophie Ben-Dor nell’intervista – Non ci ho pensato da sola. È un canale arabo. Credo che avremo risposte più chiare. La mia famiglia presenterà una richiesta ufficiale all’ambasciatore degli Emirati Arabi in Israele”.

    Nello Stato ebraico Eli Cohen è entrato nella leggenda ed è considerato un eroe nazionale. La città di Bat Yam, dove risiedeva la sua famiglia, gli ha dedicato una piazza e a Herzliya gli è stato intitolato un museo.

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