“Oggi abbiamo ricordato i caduti italiani di fede ebraica nella Prima Guerra Mondiale. Un contributo molto numeroso, molto importante di soldati che si sono sacrificati per la patria e lo hanno fatto consapevoli che la loro appartenenza e la loro identità di ebrei passava anche per il fatto di essere italiani per combattere per la patria”. Così Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma, è intervenuta alla cerimonia in ricordo dei soldati ebrei italiani morti nella Prima Guerra Mondiale al Tempio Maggiore di Roma, in occasione del centesimo anniversario dalla fine della Grande Guerra. “Molti di loro, quelli che scamparono alla Grande Guerra, sono stati catturati e uccisi nei campi di sterminio, non valse il fatto di aver dato la loro vita o la loro giovinezza per questa patria. Di questo tradimento vogliamo sempre ricordare l’importanza. Ma oggi siamo qua per dedicare a loro un riconoscimento, per dedicare a loro il giusto tributo, per rinnovare una memoria che passa anche per la vita di queste persone”, ha aggiunto.
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Alla cerimonia – oltre il presidente Dureghello – hanno partecipato il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, il Rabbino Capo Riccardo Di Segni e il presidente dell’Unione delle Comunita’ Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni che si sono raccolti in solenne di preghiera davanti la lapide commemorativa nei giardini del Tempio che ricorda il sacrificio dei soldati ebrei morti per la Patria durante la Grande Guerra. “Siamo qui per ricordare – ha detto Dureghello – per rivendicare un senso di appartenenza del nostro essere italiani. Di fronte ai fatti e alle notizie che giungono, vogliamo rivendicare la nostra identita’ e la nostra appartenenza e ribadire l’ impegno nella difesa della Costituzione”. La cerimonia di oggi ci consente “di lanciare una sfida per il futuro in modo che non si debba piu’ parlare di guerra, ma abbiamo il dovere – ha dichiarato Noemi Di Segni – di insegnare la storia e il significato delle guerre ai nostri bambini e ai nostri ragazzi, perche’ devono impegnarsi affinche’ cio’ che e’ accaduto sia solo un libro di storia, da conoscere ma da fare in modo di non vivere mai piu'”.
Nel suo intervento il Ministro Trenta ha voluto innanzitutto “cogliere l’occasione per esprimere la più grande e commossa vicinanza alle comunità ebraiche di tutto il mondo per l’attentato compiuto nella sinagoga di Pittsburgh il giorno 27 ottobre scorso, che ha provocato la morte di tante vittime innocenti”. “Tutti siamo rimasti feriti da quell’atto di ignobile violenza, originato da più biechi focolai dell’odio e dell’intolleranza che ancora avvelenano la nostra società”, ha aggiunto. “Oggi ci stringiamo intorno a tutti Voi, per affermare con forza il rispetto della vita e dei valori umani e civili che ci contraddistinguono”. Il Ministro Trenta ha poi proseguito: “Il sacrificio di quegli innocenti e dei sei milioni di ebrei vittime della Shoah è un monito permanente alla nostra civiltà, che si è ricostruita promettendo solennemente ‘mai più’ e, tuttavia, ogni giorno è chiamata a operare per svuotare i depositi dell’intolleranza, per frenare le tentazioni di sopraffazione, per affermare il principio dell’eguaglianza delle persone e del rispetto delle convinzioni di ciascuno”. “Ancora oggi, la Shoah rappresenta una ferita aperta e dolorosa per tutta l’umanità, e conoscerla e cercare di comprenderne le ragioni significa produrre gli anticorpi all’intolleranza, ai pregiudizi razziali, ai regimi dittatoriali”, ha sottolineato il ministro. “Nessuna fuorviante tesi negazionista o mistificatrice può lontanamente mettere in discussione il giudizio storico, universale ed oggettivo, su ciò che è stata la Shoah”. Il Ministro ha quindi aggiunto “è nell’ignoranza che si cementano gli odi e i sospetti; è nell’indifferenza etica che crescono i pregiudizi; è nella perdita dei valori della libertà e della tolleranza che si originano nuove violenze”. “E’ nostro compito, oggi, richiamare alla memoria e alla conoscenza delle giovani generazioni quelle tragiche pagine di Storia – afferma Trenta – affinché nel dialogo cresca la consapevolezza del bene comune per contribuire a un futuro di pace contro ogni forma di antisemitismo, razzismo e discriminazione”. Il ministro della Difesa ha esortato tutti ad “agire per la pace, dando reale potere a questa parola, educando i nostri figli alla condivisione, alla solidarietà, al rispetto della persona e delle dignità umana, in ogni condizione e situazione. E’ questo il fronte d’impegno che deve quotidianamente la nostra azione, nelle istituzioni politiche così come nelle sedi di formazione dei giovani, nella famiglia, nei luoghi di lavoro e in tutte le aggregazioni sociali”.
Il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ha ricordato che “in Italia, la nostra comunità si basa sulla memoria e sul rispetto collettivo della memoria. Nelle biografie di molti ebrei italiani decorati di guerra, l’ultima riga riporta la scritta ‘deportato e ucciso ad Auschwitz’: oggi, proseguendo una importante e illustre tradizione, ricordiamo i nostri caduti; il 4 novembre parteciperemo alla festa della nazione italiana”.