Siena, 21 nov. (Adnkronos Salute) – Ogni anno in Italia muoiono in media 10.780 persone a causa di un’infezione provocata da uno degli 8 principali batteri antibiotico-resistenti. Si stima che entro il 2050, un totale di circa 450.000 persone morirà a causa di questo fenomeno, con un costo per il nostro Paese di 13 miliardi di dollari da qui ai prossimi 30 anni. Sono i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), ricordati oggi nel corso dell’evento ‘How can vaccines combat Antimicrobial Resistance’, organizzato a Siena, presso il Gsk Vaccines Research Center, in occasione della Settimana mondiale sulla consapevolezza antibiotica 2019.
Secondo l’ultimo rapporto Ocse, 2,4 milioni di persone potrebbero perdere la vita in Europa, Nord America e Australia nel periodo 2015-2050, a causa dell’antimicrobico-resistenza. Secondo le stesse previsioni, Italia, Grecia e Portogallo si collocherebbero ai primi posti per i più alti tassi di mortalità da antibiotico-resistenza. In Italia, la quota di infezioni resistenti agli antibiotici per i batteri più pericolosi è cresciuta dal 17% nel 2005 al 30% nel 2015, una percentuale quasi doppia rispetto a quella media nei paesi Ocse nel 2015.
Di fronte a questo scenario, le istituzioni europee hanno dedicato una forte attenzione al contrasto della resistenza antimicrobica. La Commissione europea nel 2017 ha infatti presentato un piano d’azione, basato sull’approccio ‘One Health’ e oggetto di una risoluzione del Parlamento europeo nel 2018. Il Consiglio dell’Unione Europea si è espresso a sua volta nel 2019, attraverso delle conclusioni sulle prossime tappe per rendere l’Ue una regione in cui si applicano le best practice nella lotta alla resistenza antimicrobica. A livello nazionale, nel 2017, il ministero della Salute ha pubblicato il Piano nazionale di contrasto alla resistenza antimicrobica (Pncar 2017-2020).
A livello internazionale, a gennaio 2016, durante il World Economic Forum di Davos, oltre 85 aziende farmaceutiche, biotecnologiche e diagnostiche hanno firmato insieme a 9 associazioni industriali, tra le quali l’Efpia (la Federazione europea delle associazioni e delle industrie farmaceutiche), una dichiarazione in cui si impegnano a sollecitare i governi e il mondo imprenditoriale a intraprendere un’azione globale di lotta alla resistenza antimicrobica.
A settembre dello stesso anno, durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a supporto della Dichiarazione di Davos, 13 delle più grandi aziende farmaceutiche del mondo hanno rafforzato il loro impegno nella lotta alla resistenza antimicrobica, delineando una roadmap fino al 2020. Come risposta alla Call to Action lanciata dall’Onu, è stata creata un’Alleanza (Amr Industry Alliance) con oltre 100 membri tra industrie farmaceutiche, biotecnologiche e diagnostiche per garantire gli impegni presi nella Dichiarazione di Davos e dalla roadmap e offrire soluzioni sostenibili per il contrasto alla resistenza antimicrobica.