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    Rav Ariel Finzi torna nella sua città da Rabbino Capo – L’intervista

    Rav Ariel Finzi dal 1° Settembre 2022 sarà Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Torino. Dopo sette anni a Napoli, a pochi mesi dal conseguimento del titolo di Chacham alla Scuola Rabbinica Superiore Margulies–Disegni di Torino, rav Ariel Finzi ritorna nella sua città natale con un incarico di grande prestigio.

     

    Shalom lo ha incontrato.

     

    Quali sono stati i suoi primi pensieri?

    Profonda emozione e gioia per la decisione che ha preso la mia Comunità cui va il mio più sincero ringraziamento. Dedico questa nomina ai Maestri che mi hanno seguito negli studi rabbinici, a mio nonno, Shlomo Fadlun, grande studioso e rabbino, a mia moglie Tiziana, alle mie figlie Sara e Micol, che mi hanno supportato in questo mio lungo percorso, a mio papà Alberto e al ricordo di mia mamma z.l. Toni Finzi, morà della Scuola elementare ebraica di Torino per trentacinque anni, cui devo l’amore per lo studio in genere e la mia volontà di intraprendere gli studi rabbinici.

     

    Da Napoli ritorna a Torino

    Ho trascorso un periodo importante della mia esperienza umana e rabbinica a Napoli, sono stato accolto con grande calore e entusiasmo, ho instaurato solidi legami, affetto e stima hanno contraddistinto i miei rapporti con la Presidente Lydia Schapirer, con i Consiglieri e con tutti gli iscritti. Dal 2015 ho vissuto e lavorato a Milano facendo la spola con Napoli per sette anni svolgendo il ruolo di Rabbino della Comunità locale fino a diventarne Rabbino Capo, ma quando era possibile tornavo a Torino dai miei genitori, dagli amici di gioventù. Potrò ora dedicare tutte le mie energie alla Comunità di Torino.

    Cercherò di ricoprire un ruolo che il mio predecessore, rav Di Porto, ha svolto con saggezza, competenza e dedizione sulle orme della tradizione torinese, all’interno della quale mi sono formato. Sono onorato che mi sia stata affidata la cattedra in passato tenuta da grandi Maestri dell’ebraismo italiano.

     

    Le sue priorità?

    Giovani, anziani e adulti, cercando di riavvicinare chi, per le ragioni più disparate, non frequenta più la Comunità o chi si è perfino disiscritto, perché ha perso il sentimento di appartenenza alla Comunità. A Torino ci sono giovani impegnati nei movimenti giovanili e nel volontariato, con loro e per loro intendo lavorare fin dal primo giorno.

     

    Quali sono i punti di forza della Comunità di Torino?

    Le attività culturali di alto profilo, la costruttiva partecipazione alla vita cittadina, il dialogo e il solido rapporto con le istituzioni. La presenza di una scuola, che è nel mio cuore, e accoglie i bambini dalla materna fino alla terza media, la casa di riposo.

     

    Come pensa sia possibile fronteggiare il calo demografico?

    A Torino risiede un buon numero di studenti israeliani, la stragrande maggioranza partecipa solo saltuariamente alla vita comunitaria, credo possano essere loro una linfa vitale.

     

    Nella mia esperienza napoletana abbiamo creato un forte legame con gli studenti israeliani che sono diventati parte integrante della Comunità. La loro presenza può essere valorizzata e diventare un grande valore aggiunto. Sono laureato in ingegneria al Technion di Haifa, le mie figlie vivono in Israele, e conosco l’ebraico a livello di lingua-madre.

     

    Un auspicio per il futuro della Comunità di Torino?

     

    Il mio auspicio è che ognuno possa sentirsi, a modo proprio, parte della Comunità e che abbia a cuore le sue sorti e la sua unità, sempre nel rispetto e nel mantenimento della nostra appartenenza al mondo ebraico ortodosso.

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