“Per me è stata una sorpresa, temevo che essere un rabbino potesse essere un ostacolo alla mia candidatura. E invece non ci sono stati pregiudizi, il Paese ha capito che in una figura possono convivere l’adesione a una tradizione plurisecolare e una prospettiva più ampia”. Lo racconta in un’intervista a La Repubblica il rabbino Amedeo Spagnoletto, 52 anni, parlando della sua nomina a nuovo direttore del museo Meis, il museo nazionale dell’Ebraismo di Ferrara. Spagnoletto è soprattutto un sofer, un copiatore dei sacri rotoli della Torah. Essere “scriba”, spiega, è la caratteristica alla quale “tengo di più; se mi chiedono ‘che fai nella vita’, io vorrei rispondere ‘scriba di Roma’. Il resto, essere insegnante, rabbino, è corollario”. “Ho scritto un Sefer Torah nel 2007 – racconta Spagnoletto – ed erano circa 150 anni che in Italia non venivano redatti. Mentre la tradizione della copiatura dei testi sacri aveva sempre contraddistinto il nostro Paese. Furono l’emancipazione e il diffondersi della secolarizzazione a investire e far scemare questa pratica che sta a metà tra artigianato e devozione”. Per diventare sofer, spiega Spagnoletto, è necessario “l’apprendimento di una tecnica che deve assolvere a numerose regole prescritte dai più antichi rabbini, dalla Mishnà e dal Talmud, oltre a una buona dose di sfaccettatura artistica secondo il principio parafrasato dall’Esodo ‘questo è il mio Dio e lo voglio rendere bello'”. (Clt/Adnkronos)