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    La immagini degli ebrei di Salonicco la Gerusalemme dei Balcani in mostra a Casale Monferrato

    Sarà inaugurata oggi pomeriggio nella Sala Carmi della Comunità Ebraica di Casale Monferrato la mostra: Ebrei di Salonicco 1492-1943 La diplomazia italiana e l’opera di rimpatrio. Realizzata dal Museo Ebraico di Bologna a cura di Franco Bonilauri, Vincenza Maugeri e Giacomo Saban z.l. L’esposizione, composta da 16 pannelli e corredata da suggestive immagini d’epoca e da approfondimenti di grande impatto emotivo, è incentrata principalmente sulla singolare vicenda del salvataggio dei 350 ebrei italiani a Salonicco nel 1943, grazie all’azione dei Consoli italiani Guelfo Zamboni, “Giusti tra le Nazioni” di Yad Vashem, e Giuseppe Castruccio e alla collaborazione del Capitano Lucillo Merci. 

    Nel 1941 vivevano in Grecia circa 80.000 ebrei: la maggioranza, circa 56.000, concentrati nella città Salonicco, nella zona di occupazione tedesca, mentre 3.400 in Tracia e Macedonia orientale, sotto l’occupazione bulgara. Il resto, circa 20.000 persone, vennero a trovarsi sotto l’occupazione italiana.

    Tra il 15 marzo e il 10 agosto del 1943, i tedeschi deportarono ad Auschwitz-Birkenau, con crudeltà e violenza, quasi tutta la comunità ebraica di Salonicco. Si salvarono da questo massacro solo i cittadini che potevano vantare un passaporto di nazione neutrale o non invasa dalla Germania. In questo complesso contesto si inserisce l’azione diplomatica del Consolato Generale italiano a Salonicco nelle persone prima del Console Guelfo Zamboni, che lo diresse dal febbraio 1942 al 18 giugno 1943, e in seguito del Console Giuseppe Castruccio. Il Console Zamboni molto si adoperò per sostenere la discussione con la controparte tedesca, per preparare i documenti necessari, per organizzare le partenze e portare a termine i rimpatri degli aventi diritto e dei loro beni mobili in tempo utile. Si trattava di 281 cittadini ebrei con cittadinanza italiana a pieno titolo. 

    Questo importante episodio del 1943 è preceduto dall’illustrazione di uno spaccato della presenza ebraica a Salonicco, città che è stata per secoli uno straordinario crogiolo di etnie, di culture, di religioni, di lingue. Centro strategico dell’Impero Ottomano e annessa alla Grecia nel 1912, la città aveva conservato la propria impronta cosmopolita, con una persistente maggioranza di popolazione ebraica, la cui presenza si datava già in epoca romana e bizantina, periodo nel quale gli ebrei di Salonicco parlavano in greco ed erano conosciuti come ebrei “romanioti”. Dopo il 1492, Salonicco fu una delle mete dell’espulsione degli ebrei sefarditi dalla penisola iberica. 

    Godendo anche della protezione dei sultani, l’ebraismo di Salonicco entrò in un periodo di prosperità che durerà per tutto il XVII sec.: ad una costante crescita sotto il profilo demografico, ne corrispose una culturale, economico e industriale, tanto che la città fu nota anche come “la Gerusalemme dei Balcani”.  La popolazione ebraica della città era distribuita in tutti gli strati sociali, dagli scaricatori portali fino ai banchieri.  

    Questa straordinaria e affascinante realtà ebraica di Salonicco, ricca di secoli di vita e di cultura, fu brutalmente cancellata, qui come in altri posti in Europa, dalla Seconda guerra mondiale e dal nazismo.

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