di Fabrizio Federici
Nella Sala
Alessandrina del Complesso borrominiano della Sapienza in Corso Rinascimento, è
stata inaugurata la mostra “Il Codice Maimonide e i Norsa.Una famiglia
ebraica nella Mantova dei Gonzaga” (che resterà aperta sino al 5
gennaio).Organizzata dalla Direzione generale degli Archivi del MIBAC, insieme
all’Archivio di Stato di Roma e al Progetto “Prin 2015″ (sulla storia
dell’antisemitismo in Europa e nel Mediterraneo, dal X al XXI secolo, promosso
dalla”Sapienza” di Roma e dalle Università di Milano, Pisa e Genova),
la mostra è articolata in 3 sezioni, di cui la prima dedicata al “Codice
Maimonide”. Cioè un prezioso manoscritto miniato del 1349, con una delle
piu’ belle copie della traduzione dall’arabo all’ebraico della celebre
“Guida dei Perplessi” del “Rabbi egizio”. Manoscritto
acquistato (come risulta da regolare atto di compravendita) nel 1513 da Mosè
ben Nathaniel Norsa, membro della storica famiglia di banchieri mantovani noti
anche per il collezionismo, rimasto sino al 2017 di loro proprietà e acquistato
dallo Stato (prevalendo su vari privati collezionisti) nel 2017. “Un indubbio
successo dello Stato italiano”, ha commentato all’inaugurazione Gino
Famiglietti, Direttore generale degli Archivi del MIBAC; “specie
considerando l’importanza di quest’opera di Maimonide, che, muovendo da un
impianto aristotelico, affronta in modo incredibilmente moderno l’eterno
problema dei rapporti tra fede e ragione. Abbiamo agito, nello spirito
dell’art. 54 della Costituzione, da cittadini investiti di pubbliche funzioni,
che devono muoversi con la massima correttezza a e celerità”.
Nelle altre
2 sezioni, la mostra presenta 5 manoscritti miniati della biblioteca di Parma
(provenienti sempre dalla Biblioteca privata dei Norsa): tra cui una Bibbia in
ebraico del 1277, un Commento ai Salmi del XIV secolo , e 13 manoscritti, dall’Archivio
di Stato di Mantova, relativi all’incredibile episodio che collegò la
“Madonna della Vittoria” (quadro del 1496 di Andrea Mantegna) alla
famiglia Norsa. A fine dell’400, infatti, una casa dei Norsa fu demolita dal
Governo di Mantova per avere il proprietario eliminato una parete con un affresco
sacro cristiano: al posto della casa fu eretta la chiesa della Vittoria, per la
quale Francesco II Gonzaga commissionò appunto il quadro al Mantegna.