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    ITALIA

    Jewish Sport Contest, educare all’ebraismo con lo sport

    Costruire l’ebraismo italiano del futuro passa anche per l’attività sportiva, mezzo di aggregazione giovanile per eccellenza e centro del progetto Jewish Sport Contest, realizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche italiane in collaborazione con Roma e Milano. L’iniziativa è stata costruita su tre eventi, due giornate dello sport nelle due città e uno Shabbaton nel weekend lungo della Pasqua cristiana, coinvolgendo in totale circa 90 giovani dagli 11 ai 17 anni e da tutta Italia. Calcio a 5, pallavolo, beach volley e padel. Queste le discipline praticate, grazie anche all’apporto di istruttori volontari e del materiale tecnico fornito dal Maccabi Italia.
    “Il progetto nasce dalla volontà di colmare una mancanza: era impossibile che non ci fossero iniziative sportive su scala nazionale. L’idea inizialmente si sviluppava all’interno delle piccole Comunità, ma per questioni tecniche abbiamo dovuto contenere un po’ lo sviluppo – racconta Sabrina Coen, responsabile della Commissione Giovani dell’UCEI -. Jewish Sport Contest è stato accettato e sostenuto da tutto il Consiglio trasversalmente e, dopo la fase di pianificazione, siamo passati a quella operativa: abbiamo calendarizzato le date, prenotato le strutture, reperito l’attrezzatura, chiamato tecnici ed educatori”.
    “I ragazzi hanno avuto la possibilità di conoscere realtà diverse, di sentirsi uniti. È una cosa importantissima. Fare queste attività a queste età è importante, dà un senso più ampio di ebraismo”, sottolinea Alessandro Gai, assessore allo Sport della Comunità Ebraica di Roma.
    Dopo due eventi all’insegna del divertimento, a tal punto da coinvolgere giovani milanesi anche nella partecipazione alla successiva tappa romana, quattro giorni nella meravigliosa location del viterbese. Il gruppo è stato accolto all’interno di un centro dotato dei campi delle varie discipline e con tutte le accortezze necessarie per poter rispettare correttamente lo Shabbat, sotto la supervisione di Rav Roberto della Rocca, a capo dell’area Cultura ed Educazione dell’Unione. Poi i tornei, con tanto di cori e striscioni a supporto da parte di chi ha deciso di restare fuori dalla competizione, la cena di gala, le premiazioni e al lunedì le partenze.
    “Iniziative di questo genere servono a educare trasversalmente: si insegnano i valori sportivi, ma anche quelli ebraici, si avvicinano tantissimo le persone stando insieme con leggerezza. Fondamentale, in un momento come questo. Una volta iniziato a pubblicizzare, abbiamo ricevuto richieste da tutte le età, anche Over 50. Chissà che un domani non si riesca a fare”, conclude Coen.

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