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    Irriducibili. La storia di tanti giovani che combatterono per una Italia libera

    Una tra le problematiche principali del ventennio fascista fu quella dell’indifferenza, l’indifferenza della gente comune che, nonostante vedesse quanto il fascismo stesse provocando, decise di chinare la testa e di non ribellarsi. Una scelta che uccise tanto quanto fece il regime di Mussolini. Se solo il popolo si fosse ribellato al totalitarismo, alla violenza politica e fisica, molte persone sarebbero potute essere salvate. Ed è proprio nel buio di quegli eventi che fa luce la vicenda degli “Irriducibili”, i giovani ribelli che sfidarono Mussolini, le cui vicende sono state immortalate da Mirella Serri, docente di Letteratura Italiana presso l’università “La Sapienza” di Roma, attraverso la pubblicazione dell’omonimo libro, presentato presso il Museo Ebraico di Roma. Presenti all’evento Ruth Dureghello, Presidente della Comunità Ebraica, la giornalista e scrittrice Lia Levi, lo storico Mario Avagliano ed il direttore del quotidiano “La Stampa”, Marcello Sorgi. Bruno Luverà è stato il moderatore dell’incontro.

    L’evento si è aperto con una attenta analisi relativa all’importanza della memoria in giorni come quelli d’oggi in cui sempre più persone vorrebbero cancellarla per negare il passato e modellare il futuro secondo gli stessi principi che macchiarono il nostro paese più di settant’anni fa. Si è sottolineata l’importanza non solo di ricordare quelle vicende storiche, ma anche di chi provò a combattere il fascismo, ed è quindi giunto il momento di chiederci “Chi erano gli Irriducibili?”. Gli irriducibili erano quei giovani che, ancor prima dell’inizio ufficiale della Resistenza, si ribellarono a Mussolini sin dalla sua salita al potere, cogliendo dal principio la vera faccia squadrista e violenta del fascismo. Una definizione che la Serri ha tenuto a sottolineare per contestare l’idea che l’Italia e gli italiani siano sempre saliti sul “carro dei vincitori”. Questo libro apre una nuova finestra, una nuova verità per dimostrare che, sì, l’Italia della guerra si era mossa a convenienza, ma non tutti gli italiani. Non tutti gli antifascisti socialisti, comunisti, affiliati di “Giustizia e Libertà” in Francia, che si adoperarono per combattere Mussolini. I protagonisti del libro vengono, quindi, soprannominati “irriducibili” perché decisero di continuare la loro battaglia nonostante sottoposti al confino ed alle torture, a differenza del resto degli italiani che preferirono essere succubi del regime. Sabotaggi ed attentati furono la base della loro resistenza e tra loro sono stati ricordati personaggi come Giorgio Amendola, ideatore dell’attentato di Via Rasella; Enzo Sereni, combattente per la resistenza in Italia e fondatore del Kibbutz Givat Brenner in Israele, che si fece paracadutare in Italia per combattere i nazifascisti e che fu catturato ed ucciso al campo di sterminio di Dachau; Maurizio Valenzi, ebreo livornese antifascista e partigiano; Ada Sereni, promotrice dell’Aliàh Bet, l’emigrazione clandestina che, tra l’estate del ’45 e il maggio del ’48, riuscì a trasferire dall’Italia ad Israele gli ebrei sopravvissuti alle persecuzioni naziste, e molti altri. Uomini e donne giovani, è bene ricordarlo, che sacrificarono la loro vita per la nostra libertà.

    Durante l’evento Serri ha, inoltre, fatto notare la contrapposizione che c’è tra il concetto di Irriducibile ed indifferente, citando anche “Gli Indifferenti” di Alberto Moravia. Infatti, come si è sottolineato, oltre alla suddivisione tra oppositori del fascismo e fascisti stessi, c’era anche una terza categoria della quale facevano parte tutti coloro che, condannarono si il fascismo ma senza mai combatterlo praticamente. Un libro che racconta la storia, la vita e la voglia di riscatto.

     


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