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    ITALIA

    Intervista a Lior Raz: “Io in ‘Soda’, ebreo partigiano. Oggi in Israele gli stessi traumi del post Shoah”

    La star di ‘Fauda’: “Oggi dobbiamo rimanere uniti e capire che combattiamo per gli ebrei e che tutti gli ebrei del mondo combattono per noi allo stesso momento. Deve essere una sinergia”

    Lior Raz è approdato al Festival di Venezia con il film “Soda”, di cui è protagonista. Shalom lo ha intervistato.
    L’attore israeliano, che porta sulla giacca la spilletta per ricordare gli ostaggi israeliani rapiti il 7 ottobre da Hamas, è accompagnato dalla sua compagna, nel film l’attrice Rotem Seal, e il regista Erez Tadmor. Un’occasione straordinaria per incontrare un vero e proprio beniamino del pubblico che grazie alla serie Netflix “Fauda” ha avuto un successo planetario.
    Con “Soda” siamo negli anni ’50, una bella sarta arriva in un quartiere di sopravvissuti alla Shoah. Le voci sul suo passato come kapò scuotono il quartiere e in particolare Shalom, il leader ed ex coraggioso membro della Resistenza, che è combattuto tra la sua passione per la bella donna e il suo impegno per la comunità.

    Lior Raz, che impatto politico, avrà “Soda” oggi in Israele?
    “Soda” non è un film politico. È un film artistico. Racconta degli anni ’50 e di quegli ebrei che sono venuti in Israele dopo la Shoah a cercare le loro radici. Sono tutti partigiani, hanno combattuto contro il nazismo. In Israele hanno formato una comunità tutti insieme. Se vuole un parallelismo tra ieri ed oggi, quelle persone soffrivano di stress post-traumatico dopo la Shoah mentre oggi lo Stato d’Israele sta soffrendo di (nuovo) un forte trauma.

    Il vostro film parla d’amore, di odio, di sentimenti, di guerra?
    “Soda” parla di lealtà, di amore e di fiducia. Racconta come i veri sentimenti ti aiutano ad attraversare la vita anche quando questo diventa terribilmente scomodo.

    Quale è stata la maggiore difficoltà avuta nell’affrontare il suo ruolo?
    Diventare una persona che ha vissuto e subito la Shoah. Quella ricerca che ho dovuto fare per diventare lui. Dovete sapere che questa è una storia vera… Il mio personaggio è ispirato al nonno del regista Erez Tadmor. Ho dovuto diventare suo nonno.

    Quella che raccontate nel film era una situazione comune per quegli anni lì?
    Direi di si, ma attraverso questo film capisci che non devi giudicare nessuno in questo tipo di situazioni. Ma come puoi giudicare qualcuno quando ha la possibilità di salvare i propri figli diventando kapò? È una questione difficile da affrontare. Ma Rotem, che interpreta Ewa, rende meravigliosamente questa dualità nel suo personaggio. La ami e la odi nello stesso momento.

    Lei è noto per la serie Netflix “Fauda”. Trova delle differenze tra cinema e tv?
    In tv devi interpretare il tuo ruolo per molto tempo. Sono già dieci anni che interpreto Doron in “Fauda”, un grande successo non c’è dubbio. Mentre Shalom, in questo “Soda” una volta sola!

    Com’è la situazione, al di fuori della politica, oggi in Israele?
    Non è certamente una situazione facile. Ma dobbiamo rimanere uniti e capire che combattiamo per gli ebrei e che tutti gli ebrei del mondo combattono per noi allo stesso momento. Deve essere una sinergia.

    E la situazione del cinema in Israele?
    Produciamo, scriviamo, dirigiamo, creiamo arte! Oggi come oggi è dura esportare tutto questo fuori dai confini del nostro paese ma torneremmo a farlo molto presto!

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