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    ITALIA

    Diritti negati e violenza in aumento: il rapporto CDEC sull’antisemitismo in Italia

    L’antisemitismo in Italia ha raggiunto livelli senza precedenti nel 2024. Secondo il rapporto annuale dell’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC), gli episodi registrati sono quasi raddoppiati rispetto all’anno precedente. Su 1.384 segnalazioni pervenute, 877 sono state classificate come atti antisemiti, con un significativo aumento degli episodi offline, ovvero aggressioni, minacce e discriminazioni concrete contro individui e istituzioni ebraiche. Il 2024 ha visto una crescita inquietante degli atti di antisemitismo offline. Delle 877 segnalazioni, 277 hanno riguardato episodi nel mondo reale, tra cui aggressioni a studenti, vandalismi di edifici ebraici e minacce dirette a membri delle comunità ebraiche.

    Se nel 2023 gli episodi di aggressioni fisiche erano stati 32, nel 2024 sono saliti a 68, con episodi particolarmente gravi a Roma, Milano e Bologna. Il 40% delle segnalazioni ha riguardato scritte antisemite, svastiche su edifici e cimiteri ebraici e danni a monumenti commemorativi, mentre il 30% degli episodi offline ha coinvolto studenti e docenti ebrei, con casi di boicottaggio accademico e discriminazione nei campus.

    Secondo Stefano Gatti, ricercatore presso il dipartimento Osservatorio antisemitismo della Fondazione CDEC, il cambiamento determinante si è verificato dopo il 7 ottobre 2023, innescando un’escalation che non si è placata con il passare dei mesi. “Il trend non si è attenuato, anzi si è ingigantito, con un aumento esponenziale della violenza, sia online che nel mondo reale”, spiega Gatti. “Abbiamo registrato picchi di odio iconografico e lessicale sui social media, ma anche un incremento degli episodi di discriminazione e minaccia fisica”. Uno degli aspetti più preoccupanti è la discriminazione istituzionalizzata. “Abbiamo testimonianze di persone che hanno dovuto nascondere la propria identità ebraica per paura di ritorsioni nelle università o nei luoghi di lavoro”, sottolinea Gatti. In alcune città, studenti israeliani ed ebrei evitano di mostrare i documenti identificativi per paura di reazioni ostili.

    Il conflitto tra Israele e Hamas ha avuto un impatto diretto sulla percezione dell’antisemitismo in Italia. Secondo il report, le manifestazioni pro-palestinesi hanno spesso ospitato oratori legati alla Fratellanza Musulmana e gruppi estremisti. “Questo ha creato un clima in cui l’antisemitismo viene sdoganato come una forma legittima di dissenso politico, oscurando le reali violazioni dei diritti civili che gli ebrei stanno subendo”, osserva Gatti.

    Se da un lato le forze dell’ordine e le istituzioni hanno mostrato attenzione al problema, dall’altro il fenomeno dell’under-reporting rimane critico. Secondo i dati del CDEC, il numero reale di episodi antisemiti è probabilmente molto più alto di quanto registrato. “Ci sono casi di minacce e insulti quotidiani che non vengono segnalati, creando un quadro incompleto della situazione”, ha aggiunto. Un altro aspetto evidenziato dal report è l’atteggiamento di minimizzazione da parte di intellettuali e opinionisti. Secondo il CDEC, alcuni studiosi continuano a sostenere che l’antisemitismo esista solo nella sua forma storica ottocentesca, ignorando il fenomeno attuale. “Si usa il paravento della critica a Israele per giustificare comportamenti apertamente antisemiti”, denuncia Gatti. “Nel frattempo, le scuole ebraiche sono bunker protetti, mentre le altre no. Questo dovrebbe far riflettere”.

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