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    Il libro della creazione. Storia di un golem al femminile

    Il desiderio femminile quando è così potente da riuscire a creare un Golem è scandaloso e irriverente. Ed è quello che fa Telma – protagonista de “Il libro della creazione” dell’israeliana Sara Blau, pubblicata da Carbonio editore – che è cresciuta in Israele, in ambiente ortodosso le cui radici affondano nella tradizione mistica ebraica. L’immaginario di Telma però più che alla magia della Praga del XVI secolo si rifà ad un ipotetico golem creato dalla nonna nel ghetto di Varsavia nel 1944 all’interno, quindi, di una linea di trasmissione tutta femminile. Telma è erede di un incrocio di esistenze e destini che ha sede in una soffitta dall’odore di pesca. Ma lo scandalo del gesto di Telma è creare un golem per sé, per soddisfare il proprio desiderio, per poter essere finalmente vista e riconosciuta in una famiglia ed in una collettività che le guarda attraverso come fosse destinata ad un destino già scritto in cui per lei – per come è realmente – non c’è posto. Il desiderio di essere amata cresce invece a dispetto di questi sguardi tristi fino ad erompere nell’atto creativo. Si tratta però di un percorso, non di un’esplosione: la prima ribellione di Telma è tutta interiore, sono i pensieri a possederla, è la mangusta a correrle sotto la pelle, è la cattiveria dei pensieri a cui non sa dare voce e che le corrode l’anima nel silenzio degli affetti e dei legami che la circondano. E’ un pensiero autistico e feroce che la attraversa, che non trova riferimenti che le consentano di essere sé stessa in un intrigo di relazioni familiari e comunitarie stereotipate e asfissianti. Unica, parziale, eccezione è un cugino, compagno e complice, che la tradirà senza privarla del suo affetto. Ma è un percorso di vita e di morte – vicina e lontana – che porta Telma ad impastare la terra del cimitero fino a creare il “suo” golem. Non servirà a difendere la collettività, non obbedirà all’ordine di distruggere i nemici, avrà come unico scopo amarla e farla sentire amata. L’esito finale del lungo viaggio tra le memorie di famiglia e un presente privo di vita che il golem riscatta è però in un destino di fuoco e di fiamme, di parti mostruosi, di liberazione e di scelta, di incontri e rivelazioni drammatiche perché, per Blau, il costo del desiderio e dell’affermazione femminile è dirompente.

    Edito in Israele nel 2007 “Il libro della creazione” è la prima opera della scrittrice, drammaturga e attrice teatrale Blau nata – come la sua protagonista – a Benei Barak, uno dei centri dell’ebraismo ultra-ortodosso. Alla sua pubblicazione ha suscitato parecchie polemiche che si sono solo oggi parzialmente quietate, adesso la Blau si definisce – non senza suscitare qualche perplessità – una religiosa senza rabbino e senza comunità di riferimento, che decide per sé senza rinunciare alla tradizione. Blau, nel raccontare la genesi del romanzo, spiega che se Telma ha dato vita al golem, lei, invece, ha creato Telma come era lei stessa a trent’anni: solo così si sono entrambe salvate la vita.

    Inquieto e irriverente, surreale e gotico il libro racconta cosa accade ad un golem creato da donna, al suo respiro che inizia ad appannare lo specchio, alla sua sottile ribellione, alla sua inesprimibile capacità di scelta. Impossibile non pensare ad un altro golem costruito – ed educato sentimentalmente – da una donna: il cyborg che difende Tikva nel 2059 nell’oramai introvabile Cybergolem di Marge Piercy, pubblicato da Eleuthera nel 1995. In quel caso il libro corre su un doppio binario: uno nella Praga seicentesca, l’altro nelle suggestioni cyberpunk. Resta, in entrambi i casi, che i golem creati da donna hanno destini di grande interesse.

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