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    Il contributo del mondo ebraico allo sviluppo dell’editoria italiana dall’Unità alle leggi razziali

    Si è svolto a Milano, alla Fondazione Memoriale della Shoah, un Convegno dedicato al contributo del mondo ebraico allo sviluppo dell’editoria italiana dall’Unità alle leggi razziali, che ha offerto molteplici spunti di riflessione su una parte della nostra Storia generalmente ignota. Se da un lato siamo abituati a sentire parlare di Treves, Loescher, Olschki, Zanichelli, i grandi nomi della storia dell’editoria italiana, dall’altro siamo inconsapevoli del fatto che alle radici della loro identità ci sono spesso degli Ebrei che con la loro passione e il loro impegno hanno contribuito a rendere la nostra storia editoriale un unicum in Europa e nel mondo. Ciò è ancora più sorprendente se si pensa che molti di loro provenivano da famiglie modeste e sono andati a bottega appena adolescenti. Hanno saputo quindi farsi strada, forti della loro passione e delle loro convinzioni. 

    I relatori che oggi si sono avvicendati hanno raccontato la storia di personalità poliedriche ed eclettiche che, grazie a uno spirito d’iniziativa notevole e a una fiducia enorme nella funzione paideutica dell’editoria, hanno lasciato un contributo indelebile nella nostra storia nazionale. 

    All’inizio del Cinquecento Soncino ha realizzato un catalogo straordinario di libri in ebraico, latino, volgare e greco; nel Settecento Foà ha fondato la Società tipografica di Modena; nell’Ottocento Olschki ha pubblicato le opere di Dante che oggi costituiscono il nucleo fondativo della Sala Dantesca della Biblioteca Classense di Ravenna. Loescher ha dato un grande contributo alla sprovincializzazione dell’editoria italiana, grazie al respiro internazionale che lo contraddistingueva. Treves ha portato in Italia l’esperienza parigina che lo aveva introdotto al mondo del giornalismo e dell’editoria. Carlo Voghera ha mosso dei passi in avanti nel processo di modernizzazione della produzione industriale. 

    A guidare i loro passi una fiducia estrema nel proprio potenziale e nel contributo alla cultura che l’editoria può dare. È il caso di Angiolo e Adolfo Orvieto, che hanno superato le loro divergenze in forza della consapevolezza che l’editoria deve essere un mezzo per educare e istruire; o di Federigo Enriques, che ha dato un apporto significativo allo studio della matematica in ambito scolastico; o ancora di Simone Lattes che, in un sistema integrato tra libreria e casa editrice, ha pubblicato saggi e romanzi che spaziavano dal ramo tecnico-professionale alla letteratura per l’infanzia (di cui l’autore più rappresentativo fu Giovanni Bertinetti). Non si può dimenticare Formiggini che ha promosso la Grande Enciclopedia Italica trovando il sostegno del ministro Gentile e l’adesione di molti intellettuali del tempo. 

    Gli Ebrei hanno spinto l’editoria italiana in avanti, senza dimenticare mai le proprie origini, come evidente nella parabola della casa editrice Israel nata con l’obiettivo di insegnare la lingua ebraica agli Ebrei, perché considerata veicolo di trasmissione non solo della religione ma anche della cultura ebraica. 

    Il Convegno è stato, dunque, un’occasione unica di confronto e di dibattito, accendendo il desiderio di continuare la ricerca a partire dalle suggestioni offerte, nella prospettiva che nessun popolo fa storia di per sé ma che ogni singola storia è il risultato del contributo di popoli diversi.

     

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